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104/377: Villaputzu

ISPIRAZIONE

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Solo due chilometri oggi, attraverso il ponte sul Flumendosa e sono già arrivato! E il tempo continua ad esser bello e soleggiato.

Arrivo nella bella piazza centrale, col bellissimo edificio del vecchio comune, la scalinata frontale e un bel monumento ai caduti. Nelle aiuole diverse opere d’arte a tema launeddas. Oggi infatti sono nella patria dello strumento a canne più antico, diretto discendente dell’aulos greco.

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Incontro Cristina che da tempo mi segue e si è premurata di organizzare una bella giornata. Ci fermiamo al bar Centrale, proprio sulla piazza, per un caffè, e qui ci raggiunge Andrea Pisu, launeddista (qualcuno l’ha definito il “Jimi Hendrix delle launeddas”) col quale avevo già suonato molti anni fa in una situazione molto sperimentale. Veniamo anche raggiunti da Giancarlo Seu e Irene che mi ospiteranno nel loro bnb. Anche Giancarlo suona le launeddas e sospetto che la giornata avrà questo come tema principale. La conferma ce l’ho quando per pranzo ci raggiunge Salvatore Trebini, altro launeddista, e la conversazione verte sui maestri Aurelio Porcu ed Efisio Melis, e sul costruttore per eccellenza, lo “Stradivari” delle launeddas Luigi Melis.

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Nel pomeriggio andiamo sulle sponde del Flumendosa, qui largo e quasi alla sua foce, ad ammirare il ponte con le sue arcate una parte in cemento e una in ferro. Poi andiamo verso Porto Corallo, passando vicino alla peschiera e ad un colle contenente i ruderi di un castello, per arrivare alla torre costiera. A questo punto i tre launeddisti tirano fuori gli strumenti e ci omaggiano di due performance, una sotto la torre e una in cima ai gradini, da dove si gode di una spettacolare vista sulla costa. Mi rammarico di non avere con me l’ukulele per potermi unire a loro.

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La serata si conclude nei sotterranei del bar Centrale, dove ha sede il Circolo Socio Culturale del Sarrabus. Qui ci raggiungono Antonio Uras e altri musicisti con i quali andiamo avanti a suonare a oltranza in una jam etno-sperimentale di fuoco, scaldata dal calore umano di questa bella giornata!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

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Sandrino, sette anni e mezzo, ha perso il papà, un appassionato di musica sarda e bravo ballerino, quando era ancora nella pancia di Irene, ma oggi ha un padre non naturale eccezionale, Giancarlo, che in qualche modo deve avergli trasferito la passione per la musica.

Mentre suoniamo come pazzi Sandrino è seduto alla batteria che batte come un pazzo con noi…ma dopo un po’ qualche adulto gli chiede di smettere per far suonare i grandi. Lui aspetta e non appena finiamo si rimette a pestare come un pazzo. Ma io con la ‘coda dell’orecchio’ sto ascoltando e quello che suona ha perfettamente senso nella sua imprecisione, ci sono delle idee chiare.

La mattina dopo quando sono pronto a partire Sandrino è nel garage con il nonno che lavora il sughero per creare diversi oggetti. Ne sta raspando in silenzio un pezzo. Il nonno mi dice che lavorare il sughero gli piace molto e dunque lo lasciano fare. Forse è così e a quest’età che si imparano mestieri e consolidano passioni. Avanti così Sandrino, pesta i tamburi e raspa il sughero!!