114/377: Tertenia
ISPIRAZIONE
Mi rimetto in viaggio dopo qualche giorno di pausa con grande entusiasmo, la giornata e soleggiata e mi aspettano una ventina di chilometri. Nella prima parte del percorso c’è molta salita e falsi piani, passando in una ex strada militare ora aperta al traffico pubblico. Il territorio è desolato, nessun segno di presenza umana se non la strada e delle pale eoliche sulle colline lontane. Lo scenario è stupendo, vallate e montagne a perdita d’occhio.
Una volta scollinato mi si apre la vista della vallata del Rio Quirra, dove passa la statale 125 che vedo giù come una strisciolina. Inizio la discesa, lunga, ripida e piena di curve, fino a che non arrivo in basso con le mani stremate per il continuo gioco di freni. L’ultimo tratto prima di arrivare a Tertenia è più o meno in piano sulla Orientale Sarda.
Arrivato in paese mi accoglie l’assessore Barbara. Dopo un caffè ci dirigiamo verso il museo civico che è interamente dedicato ad un artista nativo di Tertenia, lo scultore Albino Manca. Federica e Veronica mi guidano lungo le stanze, mostrandomi un’opera e una vicenda umana di cui non ero a conoscenza. Albino Manca si trasferì e visse gran parte della sua vita in America, operò a New York ma il suo volere fu di esser riportato in Sardegna dopo la sua morte. Qui al museo si trova di tutto, i suoi attrezzi del mestiere, gessi, calchi, statue in bronzo, in gesso, medaglie, piatti, fece persino gioielli, e il suo tema principale erano quasi sempre gli animali. Suo il monumento dedicato ai Marines americani che troneggia al Battersea Park di New York, di fronte alla Statua della Libertà.
Usciti dal museo andiamo a vedere la chiesa Beata Vergine Assunta, moderna, la cui ricostruzione fu voluta e curata dal fratello di Albino, Don Egidio Manca. Nelle strade del paese anche moltissimi murales, e Barbara mi dice che stanno cercando di far diventare Tertenia città degli artisti. Ogni anno qui si svolge una manifestazione che raccoglie artisti di vario genere.
Per pranzo siamo ospiti all’Agriturismo Cirra di proprietà della famiglia di Angelo, il consigliere più giovane del Comune, 20 anni, che oggi è qui a lavorare. Ci viene servito un pranzo succulento e di gran qualità, con gli immancabili culurgiones ogliastrini, il maialetto, e il casu axedu (formaggio acido).
Dopo pranzo mi vengono a prendere Damiano e Paolo con una campagnola per andare a visitare il territorio. La prima tappa, dopo salite quasi impossibili su strade pietrose, è la cima del Monte Siddus, dove si trova una vedetta antincendi della guardia forestale. Da qui si gode di una vista spettacolare a 360 gradi. A occidente le montagne, con i tacchi calcarei dietro Tertenia, a est il mare, con le spiagge, a sud tutta l’area del Cagliaritano, si intravede la Punta Serpaddì, e sotto la vallata del Rio Quirra, con l’affluente Rio Corongiu che gli si unisce, e la statale 125. Siamo a più di 500 metri d’altezza e l’aria è decisamente più freschetta!
Scendiamo sull’altro versante per arrivare a Barisoni, una località sulla costa chiamata Marina di Tertenia. Paolo mi racconta che qui esistevano delle miniere di bauxite e mi fa vedere un lembo di terra che era l’approdo su costa per le barche da carico del materiale. Saliamo su un altro punto panoramico dal quale si ammira tutta la vallata costiera. Qui il territorio è diviso anche con altri comuni che non affacciano sul mare: ci sono striscioline appartenenti ad Arzana, Loceri e Lanusei.
La tappa successiva è alla Torre di San Giovanni, ben conservata, sulla quale saliamo per ammirare le spiagge su entrambi i lati. Ultimiamo il giro dirigendoci verso il Monte Cartuceddu, parte del compesso del Monte Ferru, che separa il territorio di Tertenia da quello di Cardedu. Arriviamo fino alla Punta Is Ebbas dove si trova un ex complesso militare. Da si potrebbe continuare a piedi per andare a vedere Sa Perda Stampada, una roccia cava che affaccia sul mare, e le piscine naturali Cerbus, ma è troppo tardi e rientriamo in paese, dove ci aspetta il trambusto della sfilata di carnevale, carri che proiettano musica a tutto volume e giovani in maschera che ballano e si divertono.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Stasera pernotterò al centro accoglienza immigrati di Sa Canna, tecnicamente in territorio di Jerzu, ma poco distante dall’abitato di Tertenia. Il centro è gestito da Massimo e Marcella, la bibliotecaria di Sarroch che organizzò tutte le attività per quella tappa. Sa Canna è in una piana proprio sotto i Tacchi di Tertenia. Quando arrivo mi accoglie Ify, un giovane ragazzo di colore, che mi conduce al mio alloggio, una casetta privata spartana. Ify mi lascia un attimo e poi torna con una scatola di cartone contenente la mia cena, pasta al sugo piccante di carne, salsiccia arrosto, uova, insalata, arance. Mi chiede se ho bisogno di qualcosa e poi mi lascia, dicendomi di passare la mattina dopo al complesso principale per un caffè.
L’indomani mattina mi sveglio con una giornata spettacolare, in un ambiente silenzioso e magico con la vista dei Tacchi. Mi dirigo al complesso principale dove mi accoglie Oliviero, il cuoco che ha preparato la cena di ieri, e si scusa per il fatto che l’ho dovuta mangiare fredda. Un paio di ragazzi di colore puliscono la cucina e preparano il caffè. Oliviero mi racconta di come ormai non ci siano più i numeri per tenere questi centri aperti, e che con la loro chiusura ci saranno un bel po’ di persone senza lavoro, e i pochi ragazzi rimasti qui che saranno lasciati ‘là fuori’ ad arrangiarsi.
Oggi, dopo più di quattro mesi di viaggio, è il primo giorno in cui ho incontrato dei migranti, pochi, e non mi hanno fatto paura, anzi. Vivere nella realtà inglese, dove il diverso è stato accettato e integrato da secoli, mi fa pensare alla paura insensata che c’è qui in Sardegna, dell’invasione che non c’è, della criminalità, del lavoro rubato, dei contributi pubblici ricevuti. Io ho molta più paura della criminalità locale, degli automobilisti locali che attentano la mia vita quasi ogni giorno, di chi aspetta di ricevere un lavoro senza cercarlo o costruirselo, lamentandosi, degli amministratori locali che buttano i soldi, milioni di euro della gente, in opere che restano incompiute, presenti in tutti i comuni che visito quotidianamente. Questo è quello di cui bisognerebbe aver paura e combattere. Il resto ci può solo arricchire…e lo farà, forse tra 100 anni…forse.