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121/377: Villagrande Strisaili

ISPIRAZIONE

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Oggi è un’altra di quelle tappe di cui avevo paura all’inizio del progetto, non solo per la distanza, 55 km, ma soprattutto per le zone desolate che dovevo passare, ed il clima che sarebbe potuto essere ostile. Per andare da Ussassai a Villagrande Strisaili infatti avevo deciso di non ritornare indietro verso Gairo, ma di passare da dietro, proprio ai piedi del Gennargentu, per arrivare al Lago Basso Flumendosa e poi verso il paese. Il rischio di gelo è neve era alto in questo periodo, invece oggi è una giornata bellissima, unico problema il forte vento.

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L’altra nota positiva è che faccio il viaggio in compagnia di Giorgio Spiga, ciclista che mi ospitò nella tappa di Marrubiu, e col quale siamo rimasti in contatto. Giorgio era entusiasta di accompagnarmi in questa tappa. Lasciata la sua macchina a Ussassai (mi accompagnerà e poi tornerà qui in bici a prendere la macchina!) iniziamo a salire lentamente controvento fino a raggiungere il valico di Arcuerì, 981 metri, e da qui e più o meno tutto in piano. Arriviamo al bellissimo nuraghe di Ardasai, in territorio di Seui. La vista sul Gennargentu è spettacolare, un po’ di neve sui fianchi, e tutt’intorno il nulla. Dall’altro lato il Perda Liana spicca tra le alture, e continueremo a vederlo a tratti.

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Proseguiamo incrociando tantissime mucche, entriamo in una parte boscosa, che costeggia i tacchi dietro Ussassai, e finalmente arriviamo al Lago Alto Flumendosa (o Bau Meggueris). Ancora un po’ di sali e scendi. Siamo finalmente in territorio di Villagrande. Dall’altra parte si vede Villanova Strisaili, frazione, dove non potrò entrare, e nei dintorni della quale so che ci sono dei siti archeologici.

Superiamo la stazioncina del Trenino Verde di Villagrande (anche questa come quella di Ussassai lontanissima dal centro abitato!), attraversiamo il ponte sul Flumendosa, che qui rincontro nella sua parte alta, dopo averne visto la foce tra Muravera e Villaputzu, e percorriamo le ultime curve in salita. Non appena scolliniamo non posso credere ai miei occhi…la piana che scende fino al mare, i monti di Baunei da un lato, Tortolì al centro, i monti di Tertenia dall’altro…una vista magnifica.

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Giorgio mi saluta qui e se ne ritorna verso Ussassai, mentre io scendo in paese per incontrare Elisabetta e Davide che si prenderanno cura di me. È già ora di pranzo, e dopo essermi sistemato nel bnb Pibirinsambene di Federico, andiamo verso il bosco di Santa Barbara insieme agli amici Silverio e Luca, dove ci aspetta un pranzo spettacolare a base di pietanze tipicamente ogliastrine. Dopo pranzo attraversiamo il bosco, la chiesetta di Santa Barbara, e riscendiamo verso il paese.

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Il centro storico è ben curato, con case in granito, molte intonacate. In una piazzetta panoramica si trovano diverse sculture basaltiche di Pinuccio Sciola. Sui muri parecchi murales, molti nel tipico stile orgolese, altri più recenti, e mostranti i centenari del paese. Qui infatti si riscontra il più alto tasso di centenari maschi.

Nonostante la presenza di diversi siti archeologici da visitare, Davide e gli amici decidono di portarmi in quello che reputano il meno accessibile ma il più interessante, il villaggio nuragico di Praidas, che chiamano la Machu Picchu sarda, e a breve scoprirò perché. Con la macchina arriviamo alla vecchia strada che collegava Villagrande a Talana, ormai chiusa perché interrotta da diverse frane, e da qui camminiamo a piedi in salita per circa 40 minuti. Arriviamo alla base di un picco roccioso impressionante sulla cima del quale iniziano a vedersi alcuni segni di muri.

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Ci inerpichiamo per una spaccatura e una volta in alto siamo in mezzo alle rovine del villaggio nuragico. La vista è impressionante, e il vento fortissimo. Per arrivare al livello successivo bisogna scalare un breve tratto che affaccia sulla valle, ma preso dalle vertigini non ci riesco. Peccato. Davide sale e ritorna con delle foto del resto delle capanne, ben conservate e con tracce di coppelle nella pietra. Un sito incredibile, poco conosciuto perché difficilmente accessibile, ma unico nel suo genere.

Inizia a calare la luce e dobbiamo rientrare. In questa zona si possono vedere mufloni, e se si è fortunati anche l’aquila reale, ma purtroppo non vediamo né gli uni né l’altra. Per cena torniamo a Santa Barbara, dove per fortuna rimaniamo un po’ più leggeri. Assaggio il liquore di genziana, tipica erba del Gennargentu, e riesco ad andare a letto alla fine di una giornata lunghissima. Per la prima volta da quando ho iniziato il viaggio ho qualche dolore alle gambe, visto che nelle ultime tappe, oltre alle lunghe pedalate, ho fatto anche escursioni molto lunghe!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Davide insegna arti marziali, ed in particolare Sa Strumpa, l’antica lotta sarda. Scopro che qui a Villagrande Strisaili si è formata l’associazione Sa Strumpa, riconosciuta dal Coni come vera e propria disciplina sportiva. Sa Strumpa è un tipo di lotta libera, con delle similitudini a quella greco-romana. Non se ne conosce bene l’origine ma era praticata da tempi antichissimi come dimostrano alcuni ritrovamenti di bronzetti e statue in posa di lotta. Veniva poi praticata in corrispondenza di feste e cerimonie. Oggi esiste un campionato regionale e tornei nazionali, che si son tenuti spesso a Ollolai, paese dov’è nata la prima associazione S’Istrumpa, ed internazionali, dove Sa Strumpa viene associata ad altre lotte libere antiche di nazioni europee, come la lotta celtica in Bretagna, Scozia e Inghilterra e altre lotte dalla Spagna, Senegal e Brasile.

Qui a Villagrande Davide tiene viva quest’antica tradizione insegnandola ad un nutrito gruppo di bambini, circa 70 iscritti. In realtà quello che insegna è soprattutto il gioco leale, nel rispetto delle regole, e soprattutto a non arrendersi davanti agli avversari dotati di più forza fisica ma ad adottare altre abilità per vincere. Proprio come nella vita!