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135/377: Dorgali
ISPIRAZIONE
Il viaggio di oggi, nonostante a tratti duro, è spettacolare. Ripercorro la salita micidiale che ho fatto ieri, che da Urzulei mi riporta alla 125, riammirando per l’ultima volta (in questo viaggio) le vallate ogliastrine e il monte calcareo che sovrasta il paese. Entro nella Orientale Sarda e continuo a salire, con i calcari sulla sinistra e l’aspro territorio di Baunei e delle sue codule a destra. Sto entrando in Supramonte.
È una bellissima giornata anche oggi, e lentamente arrivo al passo Genna Silana, 1017 metri sul livello del mare. Il cartello stradale è letteralmente tappezzato di adesivi, ciclisti, motociclisti, hikers, questo è uno dei territori sardi più battuti dagli escursionisti e amanti della natura e dei viaggi. E si capisce il perchè: la vista che mi si offre davanti subito dopo il passo è mozzafiato, la vallata tra i calcari, e lo sbocco di uno dei posti più emblematici e importanti di questo territorio, la gola di Gorropu, che marca i confini tra i comuni di Orgosolo e Urzulei. Mi fermo poco dopo il passo ad ammirare questo possente, immenso e mistico paesaggio.
Da qui in poi è tutta in discesa e volo in picchiata verso Dorgali, veloce, all’ombra dei calcari, talmente veloce che sono in anticipo di quasi un’ora rispetto all’arrivo che il mio contatto qui, guardando la diretta su FB, mi viene incontro in macchina. Antonella mi segue e mi ha aiutato dall’inizio del progetto, uno dei personaggi importanti di questa avventura. La seguo fin dentro la galleria che esce sopra Cala Gonone, e finalmente ci rincontriamo dopo quel primo incontro (che mi sembra così lontano) nella tappa numero 2, Oliena, non lontano da qui.
Decido di non percorrere la ripida discesa che scende a Cala Gonone, sarebbe troppo lungo ritornare indietro con i bagagli, e invece ci dirigiamo al centro di Dorgali, dove si è formato un piccolo comitato di accoglienza, l’assessore alla cultura Rosanna, i ragazzi dell’associazione Speedy Sport e Antonio, che nessuno conosce con questo nome ma con quello di ‘Zietto’, che mi ospiterà nel suo b&b. Zietto ci accoglie nella sua cantina, letteralmente pullulante di biciclette, e di cibo, dolci, e soprattutto del suo vino, ‘il Cannonau di Zietto’, che inizia a riempire pericolosamente i bicchieri.
Dopo questo bellissimo benvenuto, insieme ai ragazzi dello Speedy Sport, un’associazione sportiva per ragazzi disabili, entriamo nel bel cortile di un palazzo storico del centro, e qui racconto la mia avventura, suonando l’ukulele e come sempre rispondendo alle molte domande curiose che mi vengono poste.
Prima di pranzo Zietto prende me e Antonella in macchina per farci fare il giro delle ’10 chiese’…per un attimo temo che sia il giro di 10 tzilleri (bar) ma mi tranquillizzo quando capisco che davvero qui nel centro di Dorgali ci sono 10 chiese, e Zietto le passa tutte, entrando nelle stradine del quartiere spagnolo, talmente strette che temo per la sua macchina, e di ciascuna chiesa descrivendo le particolarità e qualche aneddoto. Concludiamo alla bella chiesa del Carmelo, in una collina alla periferia del paese, da dove ammiriamo un bellissimo panorama, sul paese, sul Supramonte retrostante, e sull’ampia vallata di fronte.
Son passate solo due ore dal mio arrivo e mi sembra di esser qui da giorni! È ora di pranzo, carichiamo la macchina di pacchi vari e ci dirigiamo in campagna, proprio nella vallata sottostante il paese, località Sos Concales. Ci aspetta un ‘spuntino’, come si chiama da queste parti, ma in realtà un pranzo regale, in una delle ‘location’ più caratteristiche che potessi aspettarmi: siamo dentro un granito, un tafone, in termini geomorfologici una di quelle insenature create dall’erosione, talmente grande che dentro ci stanno panche, tavoli imbanditi e ripiani vari con bottiglie, caffettiere e altro.
Mangiamo affettati, formaggi, e l’immancabile maialetto arrosto, accompagnati da vino rosso. Sono seduto accanto a Ziu Portolu, un signore dall’età per me non definibile, potrebbe averne 70 come 90…e magari ne ha di più, non chiedo per educazione, ma ascolto i suoi racconti di come insieme ad altri anziani hanno recuperato un bel po’ di ‘cuili’, le vecchie abitazioni dei pastori, nel territorio. E proprio in uno di questi cuili restaurati Zietto mi accompagna, e prende due bicchierini di legno, dove versa un vino direttamente da una botticella nascosta in un angolo.
Io e Antonella riusciamo a lasciare l’allegra combriccola presto, ci attende una visita alla sala del Comune che ospita le opere del celebre pittore Salvatore Fancello, in compagnia dell’assessore Rosanna. Ammiro le opere di questo artista morto a soli 25 anni. Poco distante da qui ci fermiamo alla Piazza Funtana, dove la fontana è attorniata da belle ceramiche di Gianluigi Mele, ispirate dalle opere di Fancello.
A questo punto della giornata mi sembra di essere a Dorgali da una settimana! Ma non abbiamo finito. Io e Antonella riprendiamo la macchina per dirigerci ad uno dei siti archeologici più importanti della zona (qui dicono della Sardegna!): la tomba dei giganti Sa Ena ‘e Thomes, bellissima e conservata bene, con le pietre dell’esedra intere. Antonella (non a caso) ha scelto una buona ora, è il tramonto, e lo scenario attorno alla tomba è spettacolare. Qui ci raggiunge la famiglia che mi ha ospitato nella tappa di Oliena, Graziella, Lussorio ed Enrico. Sono contentissimo di rivederli, e improvviso un piccolo pezzo, seduto sulle pietre della tomba.
Rientriamo in paese col buio, e per l’ultima tappa, al ristorante Il Giardino dove tutti insieme ceneremo, mi raggiunge Giampaolo Selloni, pianista che mi ha accompagnato nel concerto della mia tappa 1 di Nuoro, a Lollove, ma qui in veste di direttore del Coro Prama ‘e Seda, col quale mi omaggiano con dei canti scritti da Giampaolo su testi di mio bisnonno Pasquale Dessanay. Riesco ad unirmi a loro per suonare Nanneddu Meu, e la serata finisce con una bellissima atmosfera. E a fine giornata, quando crollo nella stanza del b&b di Zietto, mi sembra di appartenere a questo luogo da sempre.
FRAMMENTI SONORI
Live at Thomes
BREVI NOVELLE SARDE
Alla bibliografia essenziale per questo mio progetto apparteneva Ichnusa, un libro dello scrittore e cicloviaggiatioe di Gorizia Emilio Rigatti, che lessi l’anno scorso. Il libro descrive il viaggio in Sardegna di un mese o poco più, ed il potere terapeutico di quest’isola e della sua gente.
Quando conosco Zietto, tutt’ad un tratto ricordo il capitolo di Ichnusa dedicato a Dorgali, e alla descrizione di questo suo personaggio. “Per un fisico perfetto alloggiate da Zietto” mi dice Antonio nell’accogliermi nel suo b&b. E durante la giornata mi riempie di aneddoti. Sui tre Fancello più importanti di Dorgali, l’artista Salvatore detto S’Anghelu, l’angelo; Bachisio detto ‘pentolino’, colui che avrebbe inventato il cinema sonoro ma che ingenuamente avrebbe venduto il brevetto ai fratelli Lumière, e su Pascale detto ‘crodazzu’, un grandissimo anarchico del paese.
Poi mi racconta della sua passione per le moto, dei modelli posseduti, e, mostrandomi le cicatrici, del brutto incidente che ebbe per aiutare un altro motociclista in difficoltà. Con orgoglio mi parla del Motoclub Dorgali che ha creato, e che organizza eventi a livello internazionale. E mi parla anche del campione di enduro Claudio Spanu, anche lui di Dorgali.
L’indomani, quando Zietto prende una di quelle biciclette antiche con la ruota frontale gigante per accompagnare le prime centinaia di metri della mia partenza, mentre rido a crepapelle decido che ai tre celebri Fancello di Dorgali ne va aggiunto un altro, Zietto, anche lui Fancello…e una sorellina, Antonella, senza la quale questa giornata avrebbe avuto un resoconto molto più breve…o per colpa della quale questo resoconto rasenta le dimensioni di un romanzo!