
182/377: Santa Maria Coghinas
ISPIRAZIONE
Oggi niente viaggio. Viddalba e Santa Maria sono quasi attaccate e ieri notte ho soggiornato in hotel già in territorio di Santa Maria. In più non smette di piovere e ne approfitto per restare asciutto!
Viene a prendermi l’assessore Antonio. Dopo un caffè ci mettiamo in macchina. Attraversiamo le colline retrostanti il paese e saliamo verso la rocca di Casteldoria. Il paesaggio è spettrale, nuvole che coprono il Monte Ruju e che si avventurano fin giù nella valle. Arriviamo fino alla base della vecchia fortezza, di cui rimane alta la torre, ma rinunciamo a salirci per la pioggia battente. Da quest’altezza si domina la vallata del Coghinas verso il mare, e dall’altra parte l’Anglona e riusciamo anche a intravedere il lago del Coghinas. Tutt’intorno si trovano anche i resti del villaggio medioevale che sorgeva qui.
Riscendiamo a valle e, costeggiando il fiume, arriviamo alla località termale, esattamente nello stesso punto dov’ero ieri ma dall’altro lato del fiume, che funge da confine comunale tra Viddalba e Santa Maria. Le due sponde sono untie da un ponte in legno pedonale tramite il quale si può accedere al bosco sul lato di Viddalba. Sul lato di Santa Maria invece sorge un hotel termale, proprio sulle sponde granitiche, che qui formano un ansa. Tocco l’acqua che esce da un bocchettone…bollente! Dall’altra parte del fiume qualche turista fa il bagno nelle acque tiepide.
Ritornato in paese vengo ‘rapito’ da alcuni Viddalbesi, Antonio del coro conosciuto ieri, e il suo amico Claudio, originario di qui ma che mi ospitò insieme alla moglie Maria Franca nella mia ormai lontana tappa di Narbolia. Oggi infatti prosegue la festa di San Leonardo, e gli amici di Viddalba non potevano sopportare che io mi perdessi la specialità del giorno: la zuppa gallurese, nella loro versione! E dunque passo un bel pomeriggio, apprezzando forse per l’ultima volta questa specialità.
Santa Maria è già Anglona ma qui si parla ancora il Gallurese, che in tutto questo periodo, a fatica, ho iniziato a decifrare. Nel tardo pomeriggio, una volta rientrato, percorro sotto la pioggia la via principale attorno alla quale si estende il paese, per vedere la bella chiesetta in stile romanico di Santa Maria delle Grazie (che insieme al nome del fiume dà il nome a questo comune). Qui accanto una piazzetta con un particolare monumento ai caduti: la ricostruzione di un nuraghe con accanto un carro armato! La pioggia insistente mi costringe a rientrare al b&b, dove concludo la giornata.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Come già successo nella giornata a Galtellì, anche qui mi trovo a visitare luoghi che Grazia Deledda descrisse nei suoi racconti. In uno in particolare, si parla del castello dei Doria, proprio quello che stamattina si presentava spettrale sotto la pioggia. La Deledda parla di una leggenda che dice di un passaggio sotterraneo che conduceva dal castello fino alla chiesa di San Giovanni di Viddacuia (l’attuale Viddalba) che ho visitato ieri. Il passaggio sarebbe servito alla famiglia Doria per recarsi direttamente alla messa, dall’altra parte del Coghinas.
Poi la Deledda racconta di un marciapiede che conduce dalla torre del castello ad un luogo chiamato Conca di La Muneta, dove si narra che i Doria coniassero le loro monete. Qui ci sarebbe stata una profonda cisterna con dentro una campana. Chi passava di lì spesso gettava un sasso nella cisterna per far suonare questa campana. Col tempo la cisterna si riempì e così oggi la campana risulta invisibile. Ma prima che venisse completamente coperta si dice che uno riuscì a scendere e a trovare delle stanze nascoste, e delle porte di ferro sbarrate che pare contenessero i tesori dei Doria. Ne’ l’uomo ne’ nessun altro riuscì mai ad entrare in queste stanze e si dice che i tesori siano ancora lì.
Infine si racconta di alti bastioni, ombreggiati da alberi, a ponente del castello, dove i Doria passeggiavano ammirando la pianura sottostante e lo scorrere del Coghinas. Proprio in questi luoghi si svilupparono le vicende dell’ultimo principe che abitò il castello, pare un tale Andrea Doria. Ma per conoscere queste vicende vi rimando ancora una volta alla lettura della Deledda, cosa che dovrò fare anch’io a fine giro…la reading list cresce!