
203/377: Uri
ISPIRAZIONE
Oggi è una bella giornata per pedalare, ancora non troppo calda, poco ventosa e il cielo è pulito. Un miracolo. Percorro la provinciale, bordata da filari di palme all’uscita di Olmedo. Dopo un po’ arrivo a Uri e vengo raggiunto dall’assessore Matteo. Mi accompagna alla Piccola Locanda S’Ausentu, dove noto subito la bella piscina, e mi lascia dicendomi “sistemati, vengo a prenderti fra un’ora e ti porto a visitare il paese”. Altro che sistemarmi…via in piscina!!
Matteo arriva puntuale. La Locanda è in Via della Civiltà Nuragica, istituita per l’importanza che questa ha specialmente in questa zona, dove sono stati censiti più di cinquanta nuraghi. Passeggiamo per la via principale, passiamo un vecchio palazzo delle scuole, del 1912, dove un tempo c’era un uliveto. È ora la biblioteca comunale, archivio storico e vi sono presenti sale espositive per mostre. Venne fatto edificare dal Sindaco Michele Diaz.
Molte case sono in pietra, prevalentemente tufo e trachite rosa, che si nota nei bordi di porte e finestre. Passiamo il vecchio lavatoio, che veniva alimentato da una sorgente nella parte alta del paese la cui acqua venne incanalata (sempre dal Sindaco Diaz). Arriviamo alla piazza principale. Matteo mi spiega che un tempo la casa del prete ne occupava gran parte ma che poi l’edificio venne buttato giù per ampliare la piazza. Dove rimane il segno, sulla parete di un edificio, è stato eretto il monumento ai caduti e nella parete si trova un murale di Pina Monne (muralista le cui opere ho visto ormai in giro per moltissimi paesi).
Qui dietro si trova la parrocchiale, la chiesa di Nostra Signora della Pazienza, in trachite rosa, con un bel campanile visibile da più punti del paese. L’interno, ben ristrutturato, presenta elementi antichi, archi in pietra, e varie botole in pietra nel pavimento. Matteo ne solleva una e sotto si apre una voragine, che illumino per vedere dentro. Qui, a qualche metro di profondità, c’erano le vecchie sepolture. Mi sembra di intravedere mucchi di materiale. Richiudiamo.
Usciti dalla chiesa risaliamo la Carrela Santa Rughe che poi diventa Santa Maria, quella che era la via principale, con le case più antiche, appartenute a famiglie nobili. Una di queste in particolare, molto grande, appartenne al sindaco che visse i moti rivoluzionari di Angioy. Alla fine della via si vede la piccola chiesa di Santa Croce. Arriviamo ad un’altra importante casa, sul bordo del tetto due statue femminili rosse rappresentanti l’industria e l’agricoltura: era la casa del sindaco Michele Diaz, le cui iniziali si trovano su tutti i portoni. E poco distante una bella fontana, quella che alimenta il lavatoio, che venne donata al paese dalla baronessa di Ittiri.
Dopo un buon pranzo in ristorante Matteo mi lascia nelle mani dei ragazzi dell’associazione Archeouri vagando, Giovanni, Franco, Antonio e Antonello coi due bambini Alessandro e Robertina. Si definiscono scopritori di siti in quanto da tanto tempo hanno esplorato il territorio alla ricerca di tracce archeologiche da segnalare alla Sovrintendenza. In seguito si sono uniti in associazione e ora oltre a proporre visite nei principali siti del territorio, e dei comuni adiacenti, organizzano attività per iniziare i bambini al patrimonio archeologico. Per questo oggi Antonello ha portato i bambini.
Prima tappa Sa Pedra Longa, una enorme stele di tomba dei giganti, sicuramente la più grande che ho visto finora. I bambini ci giocano intorno e Giovanni mi fa vedere delle foto scattate dal drone in una visita fatta coi bambini. La stele è l’unica cosa visibile, probabilmente la tomba è in parte ancora sotto la terra. Nelle foto l’esedra e il perimetro della tomba sono formati da una catena di bambini. Bellissimo. Mi raccontano come in questa zona ci sia una delle maggiori concentrazioni di nuraghi in Sardegna, alcuni dei quali ora sommersi dal Lago del Cuga, che in periodi di siccità ne fa emergere qualcuno.
Rientriamo in paese attraversando le campagne, ricche di uliveti, vigne e qualche coltivazione di carciofi, che purtroppo è drasticamente diminuita. Arrivati nella parte alta di Uri, entriamo in un terreno, dove si trova l’importante complesso nuragico di Santa Caterina. Sono i resti di un nuraghe molto grande, con torri laterali, una capanna delle riunioni nuragica, e altri edifici sicuramente di età successiva. I bambini esplorano e si divertono mentre noi ragioniamo sulla grandezza di questo sito, ancora tutto da scavare, ma purtroppo circondato da edifici moderni (sotto i quali chissà cosa si nasconde!). Ammiriamo il panorama, la vista arriva fino al Lago del Cuga e terminiamo al bar per un aperitivo.
Concludo la giornata a bordo piscina, lavorando col computer e rinunciando ad un ultimo tuffo pur di recuperare un po’ di lavoro sul blog, e con le email ai comuni, quest’ultimo forse lavoro inutile vista la bassissima percentuale di risposta. Buonanotte.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Matteo, l’assessore, mi racconta di Cluriedo, un gioco che è stato organizzato in paese, ispirato dall’inglese Cluedo (creato a Birmingham), in luoghi storici di Uri e personaggi realmente esistiti. I bambini/ragazzi dovevano svelare il mistero muovendo i personaggi (veri) nei vari luoghi del paese. Un’attività divertentissima ma soprattutto utile a far conoscere il paese e la sua storia alle nuove generazioni.
Poi mi parla di Sardiku, la versione sarda del Risiko. Questa volta un vero gioco da tavolo, un po’ come il Tancas, il monopoli sardo ideato a Santu Lussurgiu e di cui ho già parlato. Il Sardiku si svolge in Sardegna, il territorio è diviso in giudicati e nelle zone geografiche storiche. Giocando a conquistare i vari territori i giocatori iniziano a conoscere non solo la geografia, ma tramite le carte, anche eventi storici e personaggi della Sardegna.
Secondo Matteo, ma anche secondo me, queste sono le attività che hanno senso per ritrovare un senso di identità sarda. Un lungo percorso da iniziare fin da giovani, insieme allo studio della storia sarda nelle scuole. E poi chissà, magari ci saranno i presupposti per parlare anche di indipendentismo!