Cheremule

218/377: Cheremule

ISPIRAZIONE

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Roccia vulcanica nei pressi del Monte Cuccuruddu

Ah, un pochino di salita, mi era mancata! Arrivo a Cheremule accolto dalla Sindaca Antonella e dal vice Antonio. È una bella giornata e non vedo l’ora di visitare questo ridente paesino.

Visitiamo subito il Monte Cuccuruddu, un antico vulcano alle spalle del paese, nel quale si trova una bella pineta, con all’interno il Parco della scienza, uno spazio ricreativo per bambini.

Arrivati in cima ci godiamo il panorama sulla Valle dei Nuraghi.

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Depositi di pietra pomice a Monte Cuccuruddu

Questa montagna è stata ampiamente cavata per l’estrazione della pomice e alcuni tagli mettono in evidenza una pietra rossissima. E qui si estrae anche una pietra vulcanica unica, che è stata per l’appunto chiamata Cheremulite.

Oltre alla pineta, su un lato del monte si estende un’altra zona verde, il bosco Tippiri, una bella zona naturalistica con importanti presenze faunistiche e vegetali.

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Tomba Branca, Necropoli di Tennero

Rientrati a Cheremule incontro l’assessore Davide che mi porta subito a vedere uno dei siti archeologici più importanti della zona: il Parco dei Petroglifi, di cui fanno parte varie necropoli.

Ci facciamo largo tra la vegetazione alta e sotto un sole ormai cocente per visitare la necropoli di Museddu. Un luogo magico, anche per questo prescelto come luogo di concerti, come quelli del Festival Time in Jazz. Qui si trovano tutta una serie di tombe scavate nel calcare bianco.

Camminiamo da una tomba all’altra, ormai sudatissimi, ma proseguiamo verso la successiva necropoli per ammirare una delle tombe più importanti, chiamata Branca, nella quale si trovano una gran quantità di petroglifi di figure antropomorfe.

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Dettaglio di finestra in stile aragonese

Nel pomeriggio riposo al b&b Binzighedda dove sono ospite, e non appena cala la temperatura esco per girare questo paesino.

Il centro di Cheremule è ricco di palazzine storiche, alcune con bellissime decorazioni aragonesi. Visito la chiesa San Gabriele Arcangelo, proprio accanto al Municipio, dove è presente un bellissimo altare ligneo ed un Cristo in legno che mi colpisce per la sua modernità e leggerezza di forme.

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Centro storico e oratorio di Santa Croce

Incontro la Sindaca Antonella che mi porta a vedere un paio di importanti opere realizzate per la comunità, la piscina, il campetto di calcetto, ed un bel parchetto pubblico.

Camminiamo per le vie del centro ammirando alcuni bei murales, e ci dirigiamo verso l’Oratorio di Santa croce, dove ci sta aspettando il coro Su Cuncordu. Qui, in un’atmosfera raccolta, ascolto i loro canti e suono il mio ukulele, davanti ad un bel bassorilievo dello scultore ‘Cicieddu’.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Patrizio Cuccureddu, o ’Cicieddu’ come tutti lo conoscevano qui a Cheremule, era uno scultore del legno. Questa mattina abbiamo fatto visita alla figlia Giovanna, che con grande generosità ci accoglie nella casa paterna, per mostrarci alcune opere e raccontarci qualche aneddoto della vita del padre, scomparso nel 2010.

Si sente dalla voce che Giovanna è emozionata, e mostrandoci delle bellissime opere in legno, ci racconta della vita di Cicieddu. Rientrato dalla guerra, con 10 figli, inizia a fare il muratore, e nel tempo libero a produrre bassorilievi. Poi, sempre da autodidatta, passa alle sculture in legno. Gli piacciono i legni duri, l’olivastro, il pero, e inizia a creare sculture che raffigurano la sua spiccata fede religiosa.

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Statua lignea di Cristo, di Patrizio Cuccureddu noto ’Cicieddu’

Tra le sue opere ci sono molte statue di Cristo (scopro che sua è quella che ho visto oggi nella chiesa parrocchiale, come anche alcune sculture nella chiesa di San Pietro di Sorres che ho visto ieri a Borutta), statue di figure di donne, statue con influenze africane.

Poi una delle opere che mi colpisce di più, una composizione plastica che raffigura Cristo che salva da alcune tragedie della vita moderna, la vita di strada dei senzatetto, la droga, il denaro, la violenza sulle donne, i feti abbandonati.

Questa casa era il laboratorio di Cicieddu. Giovanna ci racconta che le gambe del padre fino all’ultimo erano devastate da tagli che si procurava lavorando il legno col falcetto e senza protezione, e solo verso la fine della sua vita, quando ormai non poteva più scolpire, si dedicò a creare alcuni disegni, che ammiro su alcune pareti della casa.