
236/377: Bosa
ISPIRAZIONE

Overture
In una giornata soleggiata e limpida, vengo raggiunto a Montresta dall’amico Gigi, bosano ma sarulese d’adozione e conosciuto ad inizio viaggio. In sella alle biciclette, percorriamo la bellissima strada che, attraversando territori vulcanici selvaggi, dapprima sale fino a oltre 700 metri sopra il livello del mare, e poi si snoda in tornanti ripidissimi in mezzo a picchi rocciosi, fino a quando all’orizzonte non compare la valle sulla quale si adagia Bosa, nascosta dalle colline, prima su tutte quella sormontata dal Castello dei Malaspina, fino alla foce del fiume Temo. Siamo sempre più vicini. Si apre il sipario sulla cittadina.

Scena Prima
Colori, rosso, giallo, celeste, rosa, verde, di tante tonalità delle case di Sa Costa che arrivano alla base del Castello dei Malaspina, che ospita la chiesetta della Madonna di Regnos Altos. Stradine strette che a serpentina si inerpicano, facile perdersi. I piani bassi delle case di questi “regni alti”, durante la festa di Regnos Altos diventano cantine pericolosissime dove anch’io a soli 18 anni venni trascinato dentro, e per questo i miei primi ricordi di Bosa sono sfocati come i colori di queste case.

La scena si sposta ora nella zona bassa, la spaziosa Piazza IV Novembre, il Corso Vittorio Emanuele II, tutto lastricato, con i suoi eleganti palazzi nobiliari, qualcuno con ancora le tracce identificative lasciate dagli americani durante la disinfestazione con il DDT. Eleganti caffé, botteghe artigiane, la chiesa del Rosario, l’atelier dell’artista Mariano Chelo. Il Corso diventa teatro di uno dei più caratteristici carnevali sardi, Su Carrasecare Osincu. In fondo al corso la Cattedrale Nostra Signora del Carmelo, con la sobria facciata e una bellissima cupola di maioliche colorate. E da qui in un attimo si esce sul Ponte Vecchio dove l’unico fiume navigabile della Sardegna, il Temo, si mostra in tutta la sua maestosità.

Intermezzo
Bosa Marina. Una pedalata di pochi chilometri e sono di nuovo al mare, dopo più di un mese! La sabbia è scura, vulcanica, ma pulita, ed il mare cristallino. Ne approfitto per fare un bagno ai piedi della torre aragonese. Poi mi fermo in uno dei tanti caffè al lato della foce del Temo e mi godo un gelato ammirando la vista di Sas Covas, il costone di verdi rocce dall’altro lato, che degradando fino al mare sembrano una spianata lunare. Rientro a Bosa lungo il Temo, passando il porto fluviale, costeggiando un cannetto, ed il sipario sulla coloratissima cittadina sormontata dal castello si riapre.

Scena Seconda
Scende la sera sulle strette stradine tra il lungo Temo ed il Corso, nasse appese sugli alti muri di queste case torre e persone fuori dalle porte, riunite per una chiacchierata ed una bevuta. Una di queste porte è la sede del Coro di Bosa, dove sono stato invitato ad ascoltare il tipico canto “a traggiu”, tipico ed unico di Bosa. Ascolto rapito e memorizzo questo modo di cantare che ancora non conoscevo, tra un sorso di birra ed uno di malvasia.
Le palme del lungo Temo sono state tutte uccise dal punteruolo, mettendo in evidenza ancora di più il fiume. Le sue acque riflettono il profilo delle colorate ex-concerie. Sui lati del fiume barche parcheggiate mentre un ragazzo rema lentamente controcorrente, in direzione del Ponte Vecchio, in piedi ad una tavola, mentre noi concludiamo la serata con un aperitivo.

Coda
È calata la notte ma l’energia di questa cittadina è ancora alta, con i suoi ristorantini sparsi per le stradine del centro storico ed il movimento di turisti abbronzati. Nella piazza Costituzione, una rientranza del Corso, un gruppo suona. C’è un contrabbassista. Mi vede. Mi sorride. Non appena finiscono il brano mi raggiunge per chiedermi di suonare un brano. Non lo conosco ma seguo gli accordi. E dunque qui a Bosa mi riunisco con il mio strumento, che non suono da parecchi mesi, e le sue note mi rimbalzano nella testa fino a quando mi corico nella stanza della Muraglia Vecchia.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE

La Muraglia Vecchia (Bicycle Guest House) è una bellissima struttura ricettiva, in una vecchia palazzina ben ristrutturata proprio in una delle stradine dietro il lungo Temo, gestita da Alexandro e Paola che si sono offerti di ospitarmi. In un locale del piano terra Alexandro ha l’officina di riparazione bici. Ed è la bicicletta il motivo per sono incappato in Alexandro, o meglio, la rete di ‘solidarietà ciclistica’ che si è creata attorno al mio progetto.
Tutto nasce a Cagliari prima della partenza dall’entusiasmo dell’amico Simone Scalas e della sua Mediterras, agenzia che organizza tour in bici delle isole Sardegna, Sicilia e Corsica. Simone mi fa un corso accelerato sugli aspetti di cui devo tener conto in questo viaggio (incluso come affrontare i cani pastore!) e mi mette a disposizione tutta una rete di contatti che mi torneranno utili durante il viaggio.
Il primo è Sandro di Dolce Vita Biketour, che mi mette a disposizione la cosa più importante, la bicicletta. Con Sandro e Simone ci incontriamo per ragionare sul percorso, insieme al loro amico Giovanni (che in sella ad un tandem Graziella si è fatto Cagliari-Olbia insieme a tre amici, alternandosi ai pedali!). Tutti forniscono contatti per diversi paesi della Sardegna, Simone mi ospiterà a Sarroch, Giovanni a Calangianus.
I giorni prima della partenza Simone mi presenta ai ragazzi della Ciclofficina Sella del Diavolo di Cagliari, dove per due sere mi fanno un corso gratuito di riparazione bici, e dove il geniale Cristiano ha l’idea di montare un portapacchi al contrario su quello esistente che funga da supporto per l’ukulele basso!
Una volta in viaggio sono tanti i ciclisti che mi seguono online e che si uniscono a me in qualche tappa, non ultimo Gigi che ha pedalato con me già diverse volte ed anche oggi mi ha scortato nella sua Bosa. Per caso a Zuri incrocio tre ciclisti, tra i quali Enrico che mi chiede “dove starai a Ghilarza” e al mio “non so ancora” si offre di ospitarmi nel suo b&b.
A Marrubiu sarò ospite di Giorgio, uno degli ideatori della MyLand, la massacrante prova di endurance in mountain bike, il quale mi porta da Fabrizio di Biccius Bike che mi farà gratuitamente la prima messa a punto del viaggio. E Giorgio mi accompagnerà anche in una delle tappe più lunghe del viaggio, Ussassai–Villagrande Strisaili, 55 chilometri passando dai piedi del Gennargentu.
La seconda messa a punto la farò a Tortolì, grazie a Maurizio del b&b “ciclying-friendly” Al Vicoletto che mi ospita. E poi ancora grazie ai contatti di Simone e Sandro a Luogosanto sono ospite di Enrico, uno di quei quattro pazzi della Cagliari-Olbia in Graziella, che mi rimette a nuovo la bici. Enrico mi mette in contatto con Laura e Nicola, anche loro ciclisti incalliti, che mi ospitano nel loro residence Il Melo a Porto Torres.
Ed è proprio Laura che infine mi mette in contatto con Alexandro qui a Bosa, perché ormai la bici ha bisogno di un nuove corone, pignoni e catena. E dopo aver ordinato i pezzi online e averli fatti arrivare alla Muraglia Vecchia, Alexandro si è preso tutta la giornata per rimettermi a nuovo la bici. Solo a fine serata riesce a raggiungermi nella sede del Coro di Bosa insieme alla figlia, la piccolissima Dafne.
Alexandro è uno di quelli che si è cimentato nella MyLand, e anche stamattina, prima che io arrivassi, si è fatto un giro in bici per le colline attorno a Bosa. Quando a fine serata prendiamo l’aperitivo lungo il Temo, Alexandro mi dice “ho avuto un’idea…mi piacerebbe un giorno poter testare il tuo giro dei 377 comuni con bici da strada e cercare di farlo nel minor tempo possibile”. Una folle idea, alla quale avevo già pensato, non per farla io, ma per istituirla come “challenge”…chissà che questo non avvenga prima o poi con la collaborazione di questa incredibile rete di “solidarietà ciclistica”.