Sedilo

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ISPIRAZIONE

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Cavallo nei dintorni del villaggio di Iloi

Fa ancora molto caldo, ma per fortuna oggi é “quasi” tutto in pianura. Percorro una strada interna che per un po’ corre parallela alla 131DCN e poi attraversa il fiume Tirso per arrampicarsi verso Sedilo con una bella salita tutta curve.

Entro in paese e mi dirigo subito al Birrificio Horo, in una viuzza del centro, dove mi aspetta il proprietario Sergio che mi darà cibo, alloggio e buonissima birra artigianale per la giornata, anche se non potrà farmi compagnia.

La prima tappa è al museo archeologico dove mi accoglie Nicola, geologo come me, e mi mostra tutta una serie di reperti provenienti dagli innumerevoli siti di questo territorio, la necropoli a domus de janas di Ispiluncas, il villaggio pre-nuragico di Serra Linta ora sommerso dal lago Omodeo, il villaggio di Iloi e la necropoli romana di Bonaera.

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Interno del Santuario di San Costantino

Ci dirigiamo verso uno dei luoghi più iconici di tutta l’isola, il santuario di San Costantino. Superato “s’arcu ‘e linna”, il famoso arco sotto il quale passano spediti i cavalli e cavalieri che corrono durante S’Ardia durante le celebrazioni per il santo, entriamo nel piazzale circondato dai muristenes, le casette dove si può dimorare nei giorni di festa. Qui si trova il santuario, di trachite rosa e basalto nero, su un terreno scosceso sorretto da un contrafforte in pietra.

Non mi stupisco quando Nicola mi dice che qui un tempo c’era un insediamento nuragico, i luoghi di culto sono restati gli stessi da millenni, è cambiato solo l’oggetto di culto. E all’interno del santuario tutta la devozione dei fedeli è ampiamente visibile negli ex-voto appesi alle pareti e alle colonne.

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Birra Horo

Ringraziato Nicola e, rientrato in paese, mi aspetta un buon pranzo al Birrificio Horo, situato in un antico locale che in passato, già dagli inizi del ‘900, ospitava un’osteria, in seguito una fiaschetteria e infine unu tzillèri storico del paese. Avendo abitato per tanti anni in Inghilterra sono abituato alle Ale, IPA e ad altri tipi di birra, ma trovare queste varietà prodotte in Sardegna è una sorpresa. Insieme al pranzo mi gusto una birra artigianale chiara, non pastorizzata, non microfiltrata e senza aggiunte di anidride carbonica, additivi e conservanti.

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Tomba dei Giganti di Iloi

Nel pomeriggio mi riposo al b&b Catedda, un’abitazione ristrutturata nel rispetto della tradizione architettonica locale, che un tempo apparteneva a Catedda, la nonna di Sergio. Passato il caldo pomeridiano riprendo la bici per andare a visitare il sito archeologico di Iloi. Pedalando nella campagna supero campi arsi dal sole dove qualche cavallo mostra fiero i muscoli tesi.

Arrivo al sito, dove si trova un bellissimo nuraghe circondato dai resti del villaggio. Poco distante raggiungo la bellissima tomba dei giganti, la cui esedra sembra abbracciare la vista del lago Omodeo, anche se al tempo dei nuragici al posto del lago c’era un’ampia vallata. Rimango a contemplare la luce che cala tutt’intorno.

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L’arco all’ingresso del Santuario di San Costantino

Decido di tornare velocemente al santuario di San Costantino perché la forte luce della mattina mi ha impedito di fare delle foto decenti, e sono fortunato. Il sole sta tramontando e dona a questo luogo dei colori unici. Rientrato in paese gironzolo in bici tra palazzine in basalto scurissimo per raggiungere la bella piazza del Comune che include anche la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista in trachite rossa e la chiesetta delle anime.

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Casa in basalto in centro storico

Mentre torno al b&b Catedda incrocio dei ragazzini che cavalcano due asini nella via principale del paese. Li seguo, li supero salutandoli e loro mi fanno un gran sorriso e ricambiano il saluto. Chissà che questo non sia che un allenamento per la corsa al santuario.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Al museo archeologico Nicola mi chiede come mi chiami. Al pronunciar del mio nome e cognome sgrana gli occhi come se avesse visto un fantasma. Mi dice che uno degli articoli più belli che abbia letto sull’ardia di Sedilo è scritto proprio da “un” Sebastiano Dessanay che lui credeva morto. Gli spiego dunque che si trattava di mio nonno.

PS È solo a fine viaggio che avrò modo di ritrovare quell’articolo, uscito nel numero 8 della rivista Sardegna Oggi del 1962, rivista che lui stesso fondò.

Riporto qui alcune parti interessanti:

“Ciò che attualmente mi interessa è prendere in considerazione critica alcune manifestazioni popolari che si svolgono durante la celebrazione della sagra di Sedilo. La prima osservazione che si può fare è che esse se non del tutto sono quasi del tutto identiche a quelle delle sagre popolari dei paesi di Grecia e dell’Asia Minore. Vediamone qualcuna. La manifestazione della vigilia. In Sardegna come in Asia Minore un gran numero di fedeli si installa nel recinto della chiesa per passarvi la notte cantando inni sacri mescolati a canzoni profane, danzando e banchettando”.

“Fino a pochi anni questi banchetti erano veramente comuni e si facevano a spese della comunità locale. Chiunque venendo dagli angoli più diversi del paese o dai villaggi più lontani poteva di pieno diritto sedersi alla tavola comune”.

“Altra manifestazione interessante è quella comunemente detta del panegirico, che costituisce, in Sardegna come in Grecia e nell’Asia Minore, per così dire, l’epopea del santo. Consiste nel sermone svolto dal predicatore e dal canto dei gosos, quasi a illustrazione del sermone, in quanto enumera gli atti, le res gestae del santo, come si faceva per gli antichi eroi della Grecia. L’esecuzione ha carattere responsoriale: di solito un solista canta appunto le res gestae, mentre tutti i fedeli rispondono in coro col predisposto ritornello. Il canto è accompagnato dalla musica delle launeddas”.

“Ma la manifestazione più famosa della festa di S. Costantino è quella denominata Ardia o Bardia. Secondo l’opinione comune e dirò unica finora essa sarebbe una caratteristica esclusiva del culto riservato a Costantino il Grande. Ma così non è. Essa appartiene a moltissimi altri santi che si celebrano in Sardegna, ad esempio S.Bartolomeo di Ollolai”.

“I cavalli si radunano su una altura vicina e, alla prima fucilata che fa da segnale, per un viottolo “orribilmente scosceso” si lanciano a precipizio. Davanti sta il cavaliere che porta lo stendardo, che non deve essere sorpassato. La corsa tempestosa, al rombo degli spari, raggiunge lo spazio sacro e vi penetra attraverso un accesso ad arco salendo fino alla chiesa. Si ha l’impressione di un rito di iniziazione, di una conquista eroica o mistica dello spazio magico, inviolabile per i non iniziati. É anche una Difesa del centro che contiene la divinità: Guardia, Bardia, Ardia. Concetti tutti riducibili in termini militari, oltre che religiosi”.

E poi mio nonno riporta questo bel testo di Pietro Casu, scrittore di Berchidda, teologo e famoso predicatore in logudorese: “… una turba varia di devoti, d’ambo i sessi, a piedi nudi, col capo scoperto e coi capelli sciolti, reggendo in mano ceri, labari, croci ed ex voto… si slanciava… ad una fuga demente, frenetica… e s’aggirava intorno alla croce tre volte, per impegno sacro, come posseduta da  uno spirito turbolento di baccanale, trascinata da una rapina di delirio… Chiome di vergini ondeggiavano al vento, nella ridda macabra giovani si rincorrevano… gavazzanti nella libera promiscuità… nitrendo oscenamente. Zitelle strillavano, piangevano, frignavano udendo alle calcagna lo scalpitar dei cavalli, incombenti alle loro spalle.”