274/377: Solarussa
ISPIRAZIONE
La tappa di oggi è molto breve e ancora tutta in pianura! Arrivo con un po’ di anticipo e vengo raggiunto prima da Diego, che mi ospiterà per questa giornata, poi dal Sindaco Mario e dai launeddisti Piero e Tonio.
Dopo un caffè al bar e aver sistemato le mie cose a casa di Diego, ci dirigiamo tutti alla chiesetta di San Gregorio Magno, in una collinetta alla periferia del paese. Mentre fotografo il bel campanile posizionato in una struttura ad arco di fronte alla facciata di pietra scura basaltica, tipica delle colline poco lontane, un temporale è in arrivo con forti tuoni e fulmini. Decidiamo allora di spostarci al chiuso.
Poco distante si trova un ex deposito di cereali acquisito dal comune, al cui interno l’artista messicano Israel Zzepda ha realizzato un murale che ritrae varie fasi di vita contemporanea, dall’immigrazione e accoglienza, all’emigrazione dei giovani, fino a momenti di vita sociale e religiosa.
Qui ne approfittiamo per fare una jam session, ukulele, launeddas, Piero che canta un brano e Diego che ci accompagna prima con l’armonica a bocca e poi con le percussioni. Il Sindaco Mario invece filma e spara in diretta su Facebook promettendo che il video diventerà virale!
Qui di fronte si trova un vecchio stabilimento abbandonato, ex manifattura tabacchi prima e oleificio poi. Un vero esempio di archeologia industriale, con i silos e tutte le strutture in ferro, un po’ arrugginite, ancora visibili. Mario mi dice che a breve partirà un progetto per ripristinare gli stabili e trasformarli in un centro polivalente dove potrebbe trovar sede l’associazione Campos, che riunisce gli artisti che operano in Sardegna nelle arti musicali e poetiche di tradizione orale.
Diego e io rientriamo per pranzo e, visto che il temporale si scatena violentemente, rimango a casa, addormentandomi nonostante i tuoni e la pioggia battente. Al risveglio il peggio è passato e con Diego decidiamo di fare un giro per fotografare qualche scorcio del paese.
Dapprima la bianchissima chiesa delle Grazie, poi la parrocchiale di San Pietro, con accanto l’oratorio delle Anime, dalla facciata in basalto nero. Qui accanto si trova un piccolo spazio verde invaso dalla vegetazione. Diego dice che tutti lo chiamavano “s’ossera”: era infatti il vecchio cimitero e spesso si vedevano ossa affiorare dalla terra.
Nel centro rimane qualche bella casa storica, le più ricche in pietra scura, molte in mattoni di fango (ladiri o ladrini), tipici del Campidano, che ho già trovato nel mio passaggio nell’Oristanese mesi fa e che mi aspetto di ritrovare anche nei prossimi paesi.
In macchina ci dirigiamo poi fuori paese, a vedere il bel ponte di ferro che attraversa il Tirso. Un tempo qui passava il treno, ora solo macchine mentre la ferrovia è stata spostata in un ponte più moderno e solido.
Ci spostiamo poi verso nord, in direzioni delle colline che risalgono verso Paulilatino, per visitare il sito archeologico di Pidighi. Qui si trova una sorgente sacra, Mirza Pidighi, purtroppo coperta dalla vegetazione, ma che dalle foto sui pannelli appare circondata da due lunghe mura basse, al centro delle quali corre una scanalatura che probabilmente portava l’acqua molto più a valle, forse addirittura al paese.
Poco distante si trova un grande nuraghe, parzialmente crollato, ma sul quale riusciamo a salire, ammirando ciò che si vede delle torri e della tolos. Tutt’intorno resti di capanne, per un’estensione notevole. Chissà che anche questo sito possa “superare quello di Barumini” (tormentone a cui sono soggetto presso tutti i paesi che hanno un villaggio nuragico ancora da scavare!).
Concludiamo la serata in due cantine. La prima, in disuso e con svariati lavori di ristrutturazione da fare. Ce la apre Matteo, un amico di Diego, e ci mostra le botti e gli attrezzi che ancora vi si trovano, inutilizzati da tempo. La seconda, invece, è una cantina “attiva”, dove il proprietario Erik ci offre la sua vernaccia, prodotto tipico di questa zona. Per fortuna a breve c’è la partita del Cagliari in televisione ed Erik ci deve lasciare, altrimenti prevedevo già una lunga serata con staffe e controstaffe!
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Diego è un artista. Durante la giornata, insieme alle spiegazioni sui luoghi che visitiamo, mi racconta delle sue attività.
Nel 2004, a Bologna, insieme ad altri quattro musicisti sardi, forma il gruppo Lame a Foglia d’Oltremare, “un viaggio linguistico e sonoro che si discosta dalle definizioni di genere e stile. A suo modo la band strizza l’occhio alla cultura musicale sarda, sud-americana, africana e mediterranea, con accostamenti e soluzioni vicine alla world music”.
Il gruppo partecipa a diversi eventi a livello nazionale e pubblica due lavori discografici, il secondo dei quali con la partecipazione di svariati artisti sardi.
Nel 2017, Diego Deidda e il chitarrista Lorenzo iniziano un percorso artistico separato che coinvolge musica e linguaggio teatrale: nasce Ludu (in sardo, fango). “Uno degli obiettivi di Ludu è quello di emancipare la lingua sarda dai suoi contesti folcloristici ed elevarla a veicolo autonomo di idee, in grado di misurarsi con la performance e le possibilità artistiche della nostra epoca”.
Ludu ha da poco realizzato il disco Conchiattu, di cui Diego mi parla con entusiasmo. Il disco è stato presentato da poco al nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu, me lo sono perso per pochissimi giorni, ma non vedo l’ora di ascoltare la copia che mi ha regalato Diego!