
28/377: Boroneddu
ISPIRAZIONE

Parto da Tadasuni tardi. Boroneddu è poco più di un chilometro di distanza dunque me la prendo comoda. Anche oggi non vale la pena indossare l’abbigliamento tecnico da ciclista.
Boroneddu, come gli ultimi due paesi, ha meno di 200 abitanti, e quando dalla rotonda entro in paese noto subito la bella pavimentazione stradale in pietra basaltica.

Arrivo al Corsalcaffè dove mi aspetta Nanni, un contatto che mi hanno dato a Tadasuni. Nanni è originario di qui ma vive a Ghilarza, dove ha creato un’associazione di ‘hunter field target’, una disciplina (inglese!) che non conoscevo, di tiro al bersaglio con le carabine.
È venuto per incontrarmi e farmi un po’ da guida. Dopo le presentazioni e un caffè, ci muoviamo per le stradine del centro storico, molto ben curato, con case in pietra basaltica. Un bel murale affresca la piazza.
Andiamo in Comune dove visito la sala consiliare con un bel quadro dell’artista locale Sabrina Oppo, rappresentante tante sedie di altezze diverse con sfondo molti elementi significativi del paese.

Purtroppo anche qui a Boroneddu, come a Tadasuni, scopro che uno dei musei che avrei voluto visitare, il Museo della Fiaba Sarda voluto da Maria Lai, è ormai chiuso.
Proseguiamo, dunque, nelle vie periferiche del paese, dove si trovano parecchie case abbandonate, degli orti privati delimitati da muretti di pietre basaltiche, alcune delle quali presentano dei segni importanti, probabilmente pietre provenienti da qualche nuraghe della zona smantellato.

Dopo pranzo, insieme a Chiara, la figlia di Nanni di cinque anni, ci dirigiamo verso il lago, e andiamo a visitare il novenario di San Salvatore. Poco distante si trovava un piccolo anfiteatro moderno, con un’acustica incredibile: nel cerchio al centro la propria voce viene amplificata moltissimo.
Quando Nanni mi riporta al bar, decido di prendere la bici e ritornare da solo all’anfiteatro, dove suonerò l’ukulele per un po’, con intorno canti d’uccelli, e una vista magnifica sulle campagne e sul lago Omodeo.
La sera la passo al Corsalcaffè a mangiare noccioline e bere birra offerte, e a recuperare un po’ di lavoro arretrato.
FRAMMENTI SONORI
Registrato al novenario di San Salvatore. Chiara, 5 anni, alla campana, 12 colpi…Suonati a tempo perfetto, che ho poi messo in loop, e io alla chitarra giocattolo Bontempi e poi all’ukulele basso sovrainciso.
BREVI NOVELLE SARDE
Anna, 69 anni, mi ospiterà per la notte. È capitato solo una volta da quando son partito, ad Atzara, che arrivassi in un paese senza avere ancora trovato un alloggio. Quando arrivo a Boroneddu spiego a Nanni che devo trovare un posto per la notte e Nanni decide di portarmi da Anna.
Arrivati all’esterno della casa noto una macchina con delle scritte in tedesco. Fuori dalla porta tante piante e vasetti, tutto ben curato. Bussiamo e Anna ci accoglie in casa. Una bella casa, vecchia ma ben ristrutturata. Tanti quadri alle pareti, oggetti qua e là, ordine disordinato, o disordine ordinato, non so, ma mi piace molto.
Anna mi mostra la casa, dentro e fuori. Le varie stanze, con basalto in vista, la cucina con un bel camino e accesso all’esterno. Con orgoglio mi fa vedere un’ala mezzo diroccata che con le sue mani sta finendo di svuotare da terra e massi in basalto per ricavarne uno spazio esterno.
Poi il giardino, tutto ripulito da lei. Un forcone con i denti mezzo piegati, che ha usato per tirar via pietre e radici. Alberi da frutta e legna accatastata in un angolo.
Anna ha vissuto 45 anni in Germania, e solo da qualche anno è tornata a vivere a Boroneddu. Mi racconta di un figlio nato in Germania e che vive ancora lì, di un matrimonio finito e della sua scelta di tornare in Sardegna per rilevare la casa di famiglia, ristrutturata con molto buon gusto, con le sue mani e con grandi spese.
Mi mostra i quadri, fatti da lei, e poi dei cuscini, ricamati e cuciti da lei. E tanti altri piccoli lavoretti creativi. Si mostra interessata al mio progetto, mi guarda mentre cerco di risolvere sulla mappa alcune tratte brutte del mio itinerario.
L’indomani mattina, mentre preparo la bici e sono pronto a partire, Anna mi dà un succo di frutta da portarmi in viaggio, e accende una candela e la mette sul camino dicendomi “questa è la candela del mese di novembre, quando è morta mia figlia, purtroppo non si sa esattamente in che giorno, dunque la tengo accesa per tutto il mese”.
Mi fornisce qualche dettaglio in più e, sempre calma e senza scomporsi, mi lascia dicendomi “bisogna essere forti, io lo sono, per questo mi sono dedicata a questa casa, alla pittura, a cucire, e vado avanti così”.
Parto da Boroneddu con queste parole che mi risuonano in testa. Grazie Anna, e non solo per l’ospitalità.