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280/377: Villaurbana

ISPIRAZIONE

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Percorro i quattro chilometri in pianura ripassando accanto al nuraghe San Giovanni che ho visitato ieri e che segna il confine tra Siamanna e Villaurbana. Mi sto avvicinando alle pendici settentrionali del Monte Arci, e allo stesso tempo sono sotto il Grighini, che ospita il parco di pale eoliche, di cui anche questo comune possiede una parte.

Non appena arrivo incontro Giovanni, un amministratore comunale e membro della Pro Loco, che mi fa lasciare la bici al bar dove lavora e mi porta a vedere due siti fuori paese. Guidiamo attraverso le belle colline verdi, alle pendici del Monte Arci, arrivando fino a Is Aruttas Santa, una zona boscosa con un’area attrezzata, attraversata da un torrente e con diverse fonti d’acqua. Qui vicino si trova una parete di basalti colonnari mastodontica, residuo delle colate laviche del Monte Arci.

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Da qui proseguiamo per una strada campestre, dove ci sono già le segnalazioni per una gara di mountain bike organizzata da un’associazione locale di bikers che passerà da qui questo fine settimana, la ‘9 guadi marathon 2019’, e, dopo anche noi aver guadato uno dei 9 guadi ora secco, arriviamo al complesso nuragico di Bau Mendula, sopra una collina. Nel salire su, anche qui come al nuraghe di san Giovanni ieri, mi capita di vedere frammenti di ceramiche e di ossidiana in mezzo al pietrame dilavato dall’alto. Arriviamo alla torre centrale dopo aver attraversato quello che doveva essere un gran villaggio nuragico (chissà se più grande di quello di Barumini) e ci saliamo sopra. Da qui si vedono i resti parzialmente crollati di altre torri. La vista si stende fino al golfo di Oristano e al Montiferru.

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Rientriamo in paese dove, in attesa di ricevere le chiavi della casa parrocchiale dove sarò ospite stanotte, pranzo al bar dove Giovanni inizia il turno di lavoro, e qui lavoro tutto il pomeriggio al blog. Più tardi ci raggiunge Mirko, un regista che di recente ha girato un lungometraggio qui a Villaurbana, e che mi porta alla Casa del Pane, usato come set per il suo film e dove sta ritirando varie cose usate nel set. Questo è di solito un museo che viene allestito in occasione della sagra del pane fatto in casa a fine ottobre. Lo spazio è bellissimo, una vecchia casa padronale su due piani che si sviluppa intorno ad un bel cortile con un bel portale d’accesso.

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Qui viene a prendermi Giovanni che ha finito il suo turno, per portarmi a casa del fratello Francesco, il quale, insieme a tre zie, si occupa di produrre dolci fatti in casa. Osservo la ‘catena di montaggio’ umana mentre dall’impasto si creano le forme romboidali dei pabassini, poi glassate e decorate in cima. Me ne offrono un paio, deliziosi.

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Mi raggiunge il Sindaco Paolo per darmi le chiavi della casa parrocchiale, in pieno centro storico, ben curato, ricco di antiche case in pietra e mattoni in fango. Sistemo finalmente le mie cose e volo alla zona artigianale dove Elena, la titolare di Pintau panificio artigianale, mi mostra il procedimento del pane fatto in casa. Dopo la lavorazione il pane “appungiau” viene posto a lievitare in dei contenitori di terracotta detti “tienedde” e solo questa prima lievitazione naturale possono essere realizzati i “civraxi”, che dovranno lievitare una seconda volta prima di poter essere infornati. Osservo mentre Elena ed un altra ragazza lavorano la pasta coi coltellini per creare le fini ornamentazioni.

È ormai quasi buio e sono esausto. Rientro all’alloggio, mangio la cena al sacco lasciatami da Giovanni e crollo a dormire. PS L’indomanimattina, in uscita del paese in direzione di Mogorella, mi fermo ad ammirare la bella casa luogo di nascita e morte di Antonio Zucca, filosofo locale di cui mi ha vagamente parlato Giovanni, e mi riprometto di leggere qualcosa su questa figura di cui non sapevo nulla.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Mirko Zaru, 40 anni, è un regista oristanese. Ci incontriamo e come da buone persone creative ci capiamo subito. Mirko mi racconta del suo primo lungometraggio, dopo aver lavorato a circa 200 vieoclip musicali e alla serie web The Slide Projector, che ha interamente girato qui a Villaurbana, nel corso di un anno, alla Casa del Pane. Il film è un horror (Mirko mi confessa di aver faticato per trovare una chiesa dove poter girare una scena!), si intitola ‘Vien di notte’, ed è totalmente autofinanziato. Il casting è tutto formato da attori locali, l’audio è tutto fatto in post produzione (anche per poter facilmente produrre una versione doppiata in altra lingua) e la vicenda, che si svolge nella Sardegna degli anni ’50, abbandona i soliti temi sardi agro-pastorali o del banditismo, si concentra su un mistero dove prende importanza le credenze popolari e magiche.

Ma la cosa più incredible di Mirko è che nel corso di soli sei anni è riuscito a visitare più di 3500 nuraghi, a disegnarli e a fare delle riprese fotografiche a 360 gradi. Mi dice di aver cambiato 5 macchine nel frattempo e di aver speso sui 65.000 euro per questa missione! E come se non bastasse, mentre ci prendiamo un caffè al chiosco accanto alla piscina comunale, mi racconta di quando insieme ad un amico si erano decisi a voler fare il giro della Sardegna in mountain bike. Partirono da Oristano e attraverso strade sterrate, rocce e grandi dolori alle chiappe arrivarono fino ad Arbatax dove, esausti, caricarono le bici su un furgone di un amico e tornarono a Oristano. Peccato, chissà se un giorno Mirko riuscirà a completare l’altra metà del giro…o anche a visitare le restanti migliaia di nuraghi…nel frattempo facciamogli i migliori auguri per l’uscita del suo primo lungometraggio!