Aritzo

288/377: Aritzo

ISPIRAZIONE

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Vista sul Gennargentu

Il viaggio di oggi da Belvì ad Aritzo è veramente breve, solo pochi chilometri di curve nel verde. Entro in paese dove mi stanno aspettando Carlo, socio di una libreria a Cagliari dove ho avuto il piacere di lavorare, con l’amico Franco, e Chicco.

Chicco è un’esperta una guida locale e anche produttore di carapigna, il tradizionale sorbetto al limone di antiche origini, preparato utilizzando ancora botti in legno, ghiaccio e sale. In antichità Aritzo produceva ghiaccio dalla neve stipata e conservata nelle neviere durante l’inverno, e lo esportava in estate in tutto il Campidano.

La prima visita è alla Casa Devilla dove ci sta aspettando la guida Armando. L’edificio è una vecchia casa padronale che conserva intatte le caratteristiche aragonesi del suo primo nucleo e, allo stesso tempo, presenta delle parti successive che richiamano lo stile costruttivo della montagna, con pietra ed elementi in legno.

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Interno della Casa Devilla

Il cortile è tutto in pietra, gli ambienti al piano terra sono affascinanti, sa fossa ‘e sa castagna dove venivano conservate le provviste di castagne, la sala delle botti (i bottai di Aritzo scendevano fino in Campidano per portare legno e materiale per riparare o costruire botti). E poi al primo piano gli appartamenti nobili con soffitti in legno, affreschi, mobilio in castagno secolare e una collezione di antiche e pregiatissime cassapanche.

Nel cortile di questa casa morì assassinato Bachis Sulis, il “poeta-bandito” nativo di Aritzo. Bachis si ritrovò a latitare a causa di un’accusa di omicidio e visse latitante insieme a numerosi banditi del territorio. Scrisse una quantità enorme di poesie che purtroppo andarono quasi tutte perdute (le bruciò la sorella su consiglio dei preti, che Bachis chiamava corvos), tranne alcune poi pubblicate da suo nipote Sebastiano Devilla.

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Catene alle carceri spagnole Sa Bovida

Proseguiamo il giro per il paese, dove le case sono fatte con lo scisto e presentano balconi e tetti in legno, e arriviamo alle vecchie carceri spagnole di Sa Bovida. Entriamo in un bell’arco in pietra e visitiamo le strette celle femminili e, più in basso, quelle maschili. Penso alle atrocità qui compiute, e alla strega che nel Seicento fu qui detenuta prima della sua condanna al rogo.

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Opera di Antonio Mura

Continuiamo a girare per vicoli con case vecchissime, alcuni forni in pietra che sporgono dalle mura, passiamo a Su Tzilleri de su Poeta, e poi arriviamo all’ex municipio dove si trova il museo dedicato al pittore Antonio Mura. Qui, guidato da Angela, posso ammirare l’opera di questo straordinario artista che non conoscevo, quadri che ben rappresentano la vita, i costumi e i colori del paese, e un’attenzione ad aspetti religiosi e di devozione (e vengo a sapere che alcune sue opere sono nella Basilica di Bonaria a Cagliari).

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Abitazioni in centro storico

Sulla via principale costeggiamo un edificio in stile neogotico, il Castello Arangino, e poi la chiesa di San Michele Arcangelo e arriviamo a casa di signora Concetta, che possiede un’importante collezione di cassapanche antiche, fatte da Tiu Pettiau, uno dei migliori artigiani, e poi a casa di Carlo ci aspetta un pranzo a base di prosciutto e guanciale, casu marzu, castagne arrosto e torroni, tutto a chilometro zero e innaffiato da buon vino rosso!

Nel pomeriggio prendiamo la macchina per salire sulle zone montane. Dopo parecchi chilometri di strada bianca in mezzo ai boschi, arriviamo alla vendetta Santa Vittoria sul monte Tuvara a circa 1400 metri d’altezza. Questo è il regno dell’aquila reale e qui passavano i cammini dei raccoglitori di ghiaccio dell’Ottocento.

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Cavalli selvatici

Mentre Carlo e Franco ripartono alla volta di Cagliari, Chicco e io proseguiamo verso altezze maggiori. Siamo nel massiccio del Gennargentu, di fronte a noi una profonda vallata e le vette più alte della Sardegna. Una famiglia di cavalli selvatici ci passa vicino, veloce.

Chicco mi chiede di seguirlo in silenzio, cercando di non far rumore coi passi. Faccio come dice. Dopo una buona mezz’ora di cammino, nel silenzio e nel nulla di queste spoglie montagne, finalmente Chicco me li indica. Un branco di mufloni ci ha sentiti e se la dà a gambe, velocissimi saltano rocce e cespugli e spariscono nel fondo della vallata tra gli alberi.

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Tramonto sul Gennargentu

Proseguiamo fino alla Funtana Cugnada (la fontana chiusa), una sorgente d’acqua gelida a 1458 metri, e continuiamo a salire un po’, arrivando a quota 1500, credo che sia il punto più alto che ho raggiunto durante questo viaggio. Di rientro passiamo dalla Foresta di Tziu Daga, dove si trovano dei ginepri montani mastodontici, e dalla chiesetta di Santa della Maria della Neve.

É ancora a settembre, ma oggi tutto mi parlava di montagna e di neve. Quando chiudo gli occhi prima di addormentarmi vedo ancora quello scenario montano e, contando i mufloni che mi passano davanti, mi addormento.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Carlo Pili mi manda qualche aneddoto dal volume “Istorias – Contos de Aritzo” curato da lui stesso e da Tore Curreli e Giuseppe Contu. Gli aneddoti raccolti, riguardanti personaggi del paese, sono in sardo, e Carlo me ne manda un paio, con le traduzioni:

“Criecco e il Nord. Un giorno il vecchio Criecco è seduto in piazza di chiesa con altri anziani come lui. Arriva un turista (ndt che probabilmente vorrebbe andare sul Gennargentu) e chiede: scusate dov’è  il nord di questo paese? Criecco guarda i compagni per vedere se qualcuno risponde, ma quando capisce che nessuno vuole parlare prende coraggio e risponde: questo è un paese povero, non ce n’è Nord!”


“Giuale e l’ubriaco. Un giorno al bar di Puncione, c’era un cliente che aveva bevuto molto e importunava i clienti. In quel momento entrano due carabinieri e un cliente del bar, scherzando, dice: guardate che sta disturbando tutti! L’ubriaco non riesce a stare in piedi e i due carabinieri lo trascinano fuori a strattoni. In quel momento arriva Tiu Giuale che vedendo la scena esclama: ma cosa lo state mettendo in moto a strappo?”