Esterzili

293/377: Esterzili

ISPIRAZIONE

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Vista sul Esterzili dal Monte Santa Vittoria

Oggi è la penultima grande fatica di questo viaggio, l’ultima sarà domani per ripercorrere la strada al contrario. Sadali ed Esterzili sono infatti separate da una profonda vallata. Dall’altopiano calcareo di Su Taccu, superata la stazione del Trenino Verde di Esterzili, mi getto in picchiata in una serie di spaventosi tornanti in una discesa da brivido, godendomi la vista mozzafiato. Piango solo all’idea di dover rifare la strada in salita domani!

Superato il ponte sul torrente che scorre sul fondo della valle mi aspetta la seconda parte della valle, tutta in salita fino al paese. Non appena arrivo la fatica è ripagata dalla bellissima vista che dalla strada principale si gode sulla verde vallata.

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Vista sulla vallata dal mio alloggio

Esterzili è uno dei paesi più isolati e lontani da grandi centri a cui possa pensare. Purtroppo non percorrerò la strada provinciale 53 che la collega col Gerrei e con Perdasdefogu, che mi hanno detto essere di una bellezza incredibile proprio perché si snoda in territori aspri e completamente incontaminati, sul versante nord-orientale del Lago Basso Flumendosa.

Arrivo al bar Bandino di Fausto e Maria che mi daranno completa ospitalità, pasti e l’alloggio al piano di sopra. Sistemo qui bici e bagagli, e non posso non ammirare la vista incredibile dalla finestra della mia camera. Poi mi dirigo in Municipio, un edificio moderno con alcuni murales sulla facciata, di fronte alla chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio da Laconi, anch’essa moderna, del 1972, mio anno di nascita.

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Monte Santa Vittoria

Qui mi sta aspettando il Sindaco Renato, che mi dà il benvenuto e dedicherà tutta la giornata a farmi visitare questo paese con meno di 700 abitanti, e il suo territorio. Saliti in macchina saliamo pian piano verso il Monte Santa Vittoria. La giornata è chiara e limpida, perfetta per ammirare la vista da quassù, 1212 metri sul livello del mare. Passata un’area attrezzata per picnic nel mezzo di una bella pineta, proseguiamo verso la vedetta dell’Ente Foreste, nel mezzo di un terreno dove le rocce spuntano fuori acute e sembrano puntare al cielo.

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Panorama dalla vedetta forestale sul Monte Santa Vittoria

La vista da qui è veramente magnifica. A nord la Barbagia di Seulo, a sud il Gerrei e il Sarrabus, a ovest il Sarcidano e perfino il Campidano, a est l’Ogliastra, fino al mare. Restiamo qui per un po’ a goderci il panorama e l’arietta frizzante. Sono contento che l’estate sia finalmente volta al termine, e che domani mi aspetta l’ultima tappa veramente dura. Da qui in poi, ciò che mi rimane del viaggio, mi pare davvero tutto in discesa.

Non lontano da qui ci sono i resti archeologici di un recinto megalitico con all’interno i resti di capanne pre-nuragiche. Ma è il sito archeologico che visitiamo dopo aver guidato per un po’ sul versante interno del Monte Santa Vittoria a lasciarmi a bocca aperta. È la Domu ‘e Urxia, il tempio “a megaron” più grande mai ritrovato, a quasi 1000 metri d’altezza, costruito in scisto all’interno in un recinto ellitico.

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Ingresso del tempio “a megaron” Domu ‘e Urxia

Entriamo nella sua struttura, un’anticamera e due stanze, una principale e una più piccola. Renato mi dice che da qui sono emersi vari bronzetti, che vedrò più tardi esposti nelle teche alla sede della Pro Loco in centro. Un’altra importante testimonianza archeologica di questo territorio è la Tavola di Esterzili, una lastra di bronzo recante un’iscrizione in latino che descrive la controversia fra popoli della zona, i Patulcenses Campani e i Gallilensi.

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Chiesa di San Sebastiano

Dopo aver visitato le vicine fonti nuragiche, un sistema di acque incanalate e raccolte in strutture murarie ancora visibili, rientriamo verso il paese per visitare alcune chiese. Su un colle poco fuori l’abitato si trova la chiesetta di San Sebastiano, di origine Seicentesca e, nelle sue vicinanze, i resti di un nuraghe, in parte distrutto, ma la cui parte inferiore ancora completamente interrata potrebbe riservare sorprese.

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Ingresso della chiesa di San Michele Arcangelo

Nella zona bassa del paese si trova la vecchia parrocchiale di San Michele Arcangelo, di epoca spagnola, il cui portale è sormontato da un arco e da un rosone in calcare chiaro, mentre l’ultima chiesa che vediamo, quella di Sant’Antonio da Padova, ha una sobria facciata con la statua del santo incastonata in una piccola nicchia sopra il portone.

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Uno dei tanti murales

In serata facciamo un giro per il centro storico del paese. Molte case sono ormai in stile moderno, ma soprattutto nella zona alta del paese rimane qualche scorcio “antico”, qualche scalinata in pietra e muri in scisto tipico della zona.

Tanti sono i murales che rappresentano scene di vita passata: il pastore che rientra col gregge, il carro con i buoi, quello sopra il monumento ai caduti con il treno che si ferma alla stazione, alcuni a sfondo sociale e di denuncia, quello moderno di Luciano Lixi sulla parete della ex biblioteca, e poi tanti “nonnini” e “nonnine”.

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Murale in centro storico

Prima di concludere la giornata mi raggiunge Sandro del Gruppo Folk Esterzili Sant’Antonio e Su Fogu. Purtroppo non c’è stato molto tempo per organizzare un incontro e per suonare, dunque ci facciamo una chiacchierata al bar di Fausto e Maria, e ci ripromettiamo di organizzare qualcosa in futuro. Mi ritiro nella mia stanza e osservo il buio della vallata che dovrò affrontare domani…una delle ultime fatiche.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Per me, da bambino, il professor Pilia è stato quel simpatico signore che abitava sotto casa dei miei nonni a Cagliari, che incrociavamo sulle scale, o in studio da nonno a chiacchierare (probabilmente di Sardegna).

Ma scopro solo oggi che Fernando Pilia, uno degli esponenti più attivi della cultura sarda, era nato a Esterzili. Si era laureato in lettere con il professor Giovanni Lilliu, con una tesi sul patrimonio archeologico preistorico di Esterzili, e in seguito lavorò con lo stesso Lilliu alla reggia Su Nuraxi di Barumini.

Pr qualche anno divenne sindaco di Esterzili, ma l’insegnamento lo portò poi a Cagliari, e tuttavia fu sempre impegnato in attività in lungo e in largo per l’isola. Per esempio scopro che fu notevole il suo contributo alla crescita del premio letterario “Città di Ozieri”, il più antico fra i concorsi di poesia, di cui fu per alcuni decenni autorevole esponente della giuria.

Tante le sue pubblicazioni, tra cui la monografia “Esterzili. Un paese e la sua memoria”, “Sardegna, il lavoro artigiano”, “Tradizioni popolari della provincia di Cagliari”. Mentre faccio delle ricerche sul suo nome trovo anche il suo lavoro radiofonico sul Libro delle Commedie di Fra Antonio Maria di Esterzili, un frate capuccino di cui si sa ancora oggi molto poco, se non che mentre risiedeva nel convento di Sanluri scrisse la sua opera in lingua campidanese.

Il Libro delle Commedie, volume manoscritto del 1688 custodito alla Biblioteca Universitaria di Cagliari, è una raccolta di opere in lingua sarda (nonostante i titoli in spagnolo) che rievocano le vicende legate alla vita e morte di Cristo. Vere e proprie produzioni teatrali delle Sacre Rappresentazioni.

Scopro anche che mio nonno Sebastiano le aveva studiate e analizzate. Chiudendo gli occhi rivedo nonno dietro la scrivania del suo studio, e il professor Pilia, intenti a sciogliere dubbi sul significato di alcune parole di queste produzioni teatrali. Ecco di cosa chiacchieravano!