310/377: Mogoro
ISPIRAZIONE
Nonostante le mie quotidiane fatiche nel trovare sponsor (oltre che pedalare, visitare i luoghi, incontrare persone, e tenere questo blog), qualche comune (pochissimi a dire la verità) è riuscito a elargire un piccolo contributo economico verso il mio progetto, e Mogoro è uno di questi, tramite la sua Pro Loco.
Arrivato in Municipio, in una giornata calda e soleggiata, vengo accolto dal Vice Sindaco e Assessore alle Politiche Sociali Donato e dall’assistente sociale Sabina. Mi vengono regalati due libri, “Scorci di Vita Vissuta” che contiene i ricordi degli anziani del Centro di Aggregazione Sociale, e un bel volume illustrato sul Rio Mogoro e la storia della costruzione della diga artificiale in località Santa Lucia.
Nei giardini all’esterno del Municipio, Donato e Sabina mi indicano ciò che c’è da vedere a Mogoro, ricordandomi che purtroppo la Fiera dell’Artigianato Artistico in questo periodo è chiusa. Ma in compenso mi stanno aspettando le donne della Cooperativa Artigiana Su Trobasciu.
Mogoro è uno dei pochi importanti centri della tessitura in Sardegna. Questa tradizione, che ormai va scomparendo, qui era praticata da tutte le donne per la produzione di corredi e arazzi. Oggi mi accoglie Wilda e mi guida alla scoperta del laboratorio tessile, dove un gruppo di sole donne portano avanti quest’antica tradizione.
Su telai nuovi e antichi, con fibre rigorosamente naturali (lana, cotone, lino, seta) si producono arazzi e tappeti. Riconosco la tecnica “a pibiones” che ho già visto in altri laboratori, ma ammiro in particolare quella utilizzata per gli arazzi, dove fili dorati e argentati creano affascinanti disegni floreali e di animali vari.
Salutata Wilda mi dirigo verso il centro del paese dove incontro Angelica delle Mariposas De Sardinia, un’associazione tutta al femminile, Laura, Viola, Silvia e Angelica, che si occupa di valorizzazione del territorio tramite l’organizzazione di eventi e viaggi nel territorio della Marmilla e non solo.
Camminando per le vie del paese, ricco di case antiche con bellissimi portali in legno, ci imbattiamo in una serie di murales, quali un uomo barbuto di Andrea Casciu, muralista di Siris, e un ampio murale dell’artista locale Alberto Mandis dedicato alle leve del 1979 (che raffigura anche lo storico album dei Pink Floyd The Wall, proprio del 1979).
Ammiriamo anche dei pannelli fotografici sparsi qua e là per vari muri del paese. Fanno parte dell’esposizione del festival di fotografia BìFoto ideato nel 2011 da Stefano Pia. Negli anni il festival si è ingrandito e ha incluso eventi musicali, presentazioni di libri e incontri formativi.
Mogoro è un esempio di quanta cultura possa essere promossa nel territorio. Penso al Festival Pedras et Sonus creato dalla clarinettista mogorese Zoe Pia, oppure agli importanti eventi che si tengono qui nell’ambito del Culture Festival del sanlurese Simone Pittau. Manifestazioni di cui andare veramente fieri.
Con Angelica concludiamo la mattinata alla storica Cantina di Mogoro dove il responsabile del marketing Gianluigi ci accoglie per farci visitare questa importante realtà. Dopo un percorso che ci porta tra silos moderni, antiche botti di legno e bottiglie riserva storiche, ci rilassiamo al wine bar con uno spumante di ottima qualità come aperitivo.
Nel pomeriggio visito il più importante sito archeologico del territorio, il Nuraghe Cuccurada. Mi guida Alessandro della cooperativa che gestisce il sito. Questo nuraghe, ben visibile ogni volta che si percorre la 131, arroccato sul ciglio di una collina che sovrasta la Cantina di Morogo, è costruito su un antico protonuraghe. Intorno alla torre centrale si apre un cortile dove si vedono resti di altre torri e intorno le capanne.
Camminiamo all’interno del cortile e saliamo sui resti della torre centrale da dove ammiro tutto il Campidano. Poi camminiamo all’esterno del nuraghe lungo una muraglia megalitica di età precedente al nuraghe vicino alla quale si trova anche una capanna megalitica. Ancora una volta, in un solo sito, si può ritrovare una complessità impressionante e un accavallarsi di culture attraverso i secoli.
Rientrato in paese concludo la giornata con una bella passeggiata a piedi che mi porta in tre chiese. Al centro si trova la parrocchiale di San Bernardino da Siena, tardo-romanica con elementi barocchi. Entro per ammirare una reliquia qui custodita, del miracolo eucaristico del 1604. Due ostie mangiate da due peccatori prima bruciarono loro la lingua poi, cadute in terra, lasciarono delle impronte indelebili sulla pietra, ora conservata nel reliquiario.
Uscito da qui incontro la chiesa del Carmine, costruita a inizio XIV secolo, con forme romanico-gotiche, che appartenne al convento dei carmelitani fino al 1855. E infine arrivo alla chiesetta di Sant’Antioco, su una collinetta alla quale si può accedere tramite una bella scalinata. La pietra chiara e il basalto si illuminano al tramonto, lasciando un bellissimo ricordo su questa giornata.
FRAMMENTI SONORI
Memories.
BREVI NOVELLE SARDE
Prima di pranzo Angelica e io ci siamo recati nella zona Su Nuraxi, all’interno del paese e così chiamata per la presunta presenza di un nuraghe, dove si trova la via Sebastiano Dessanay, intitolata a mio nonno. In questo viaggio trovo spesso dei luoghi “nodali” che si intrecciano con la storia della mia famiglia, e Mogoro è uno di questi.
Nonno Bustianu era nato a Terralba nel 1903, e conoscendo la storia di questo territorio, e del temibile Rio Mogoro che un tempo sfociava nello stagno di Sassu, posso quasi visualizzare, a occhi chiusi, le violente alluvioni del fiume che devastavano regolarmente i territori di Terralba, Uras e San Nicolò D’Arcidano prima delle bonifiche degli stagni e della costruzione della diga di Santa Lucia.
Nel libro “Uras. Un paese del Campidano tra XIX e XX secolo” di Francesco Sonis, uno studioso e poeta nativo di Uras ma oggi residente a Mogoro, c’è un capitolo dedicato ai Dessanay a Uras. Scopro che dopo i bombardamenti del 1943 a Cagliari il Liceo Dettori, dove nonno insegnava, si sposta in vari paesi del cagliaritano, e nonno viene trasferito a insegnare per un po’ proprio a Mogoro.
Qualche anno dopo, nel 1950, si impegnò per la liberazione e ridistribuzione delle terre di Sa Zeppara in comune di Guspini, dove accorsero contadini da tantissimi territori incluso quello di Mogoro, per occupare porzioni di terra. Nonno venne arrestato e fece 13 mesi di carcere per questo. Lui e Antonio Francesco Branca vennero definiti “agitatori di masse” negli atti del processo.
In tarda serata sono stato a fare visita alla mia prima tata, signora Giovanna, di cui conservavo dei vaghissimi ricordi. Oggi Giovanna, più di quarant’anni dopo, mi rivede adulto. Mi accoglie insieme al marito, mi offre una marea di dolcetti sardi mentre mi racconta di quanto la facessi impazzire da piccolino, quando doveva rincorrermi per tutta la casa prima di potermi lavare e vestire, o di quando trovò la culla in vimini dove dormiva mia sorellina neonata completamente rovesciata con la bambina sotto!
E tra gli aneddoti si torna anche a nonno Bustiano. Giovanna ricorda che anche qui a Mogoro ci furono dei disordini per l’occupazione di terre, il località Morimenta, dove nonno e altre persone vennero picchiati malamente dalle forze dell’ordine. Lascio casa di Giovanna con qualche pezzettino del mio puzzle personale in più!