355/377: Furtei
ISPIRAZIONE
Sembra incredibile ma anche oggi a Furtei, come capitato ieri a Serrenti, mi aspetta un’auto storica, una Fiat 500 del 1969! È di Enrico che oggi mi ospita, e sulla quale, insieme al cugino Alberto, che mi ospitò nella lontanissima giornata di Norbello, ci porta in giro per il paese e il suo territorio.
Al rombo della Cinquecento percorriamo le strette strade del centro storico, ricche di vecchi portali, alcune case storiche come Casa Setzu, e fermandoci a visitare le chiese, quella di Santa Barbara, con dei bei portali di bronzo e all’interno un importante dipinto della scuola di Cavaro oltre che delle antiche sepolture sotto la botola della sagrestia, e quella di San Narciso, dalla facciata in pietre multicolore, alcune contenenti delle misteriose ‘coppelle’.
Oltre il Rio Mannu, su una collina si trova la chiesetta di San Biagio, dove un tempo sorgeva il primo nucleo di Furtei, chiamato Nuraxi. Ci spingiamo fino alla borgata di Santu Miali, dove si trova una centrale elettrica. Siamo vicini al bacino artificiale Sa forrada de s’acqua, chiuso da un’imponente diga.
Addentrandoci tra queste colline Enrico e Alberto mi fanno notare la devastazione prodotta dalle ricerche di oro effettuate dall’australiana Sardinia Gold Mining e ormai concluse da anni. Oltre allo sventramento delle colline, e quindi al grosso danno estetico prodotto, sembra che questi terreni, e quindi le relative acque di superficie, siano ricche di sostanze inquinanti, soprattutto cianuro. Si ripropone così un tema scottante in Sardegna, quello dell’industria che sembra portare benefici solo a pochi, spesso non sardi, e a lasciare sul territorio solamente danni che solo i secoli, forse, potranno riparare.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
“Basta. Scappo in treno” è stata la missione di Stefano, nativo di Furtei, e la sua compagna Tiziana. In 44 giorni e 20.600 chilometri in treno sono andati a caccia di sardi residenti all’estero e, dal Portogallo al Vietnam, ne hanno incontrati un centinaio.
Una delle cose più belle della loro esperienza, come della mia, è stato il fatto di essere ospitati da persone che non li conoscevano. Come ad esempio in Olanda, dove la coppia è stata ospitata da Ignazio, originario di Villa Sant’Antonio, che si è reinventato un lavoro: vendere gelati con un carretto ambulante.
Oppure il proprietario di un ristorante sardo a Pechino che ha organizzato una cena con altri sardi, per devolvere l’intero ricavato alla coppia. In Cina hanno anche rischiato una pericolosa sanzione dormendo in tenda sulla Muraglia Cinese!