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84/377: Domus De Maria

ISPIRAZIONE

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La strada di oggi fa parte delle tappe lunghe di questo giro…finalmente! Esco da Teulada e ripasso per un pezzo di strada fatta ieri ricongiungendomi alla costiera che mi porterà fino a Chia. Dopo pochi chilometri arrivo al mare, e rivedo i posti dove son passato ieri, la torre spagnola, il porto. Più risalgo la costiera più il panorama si apre, l’Isola Rossa, e in fondo Capo Teulada.

La salita è veramente faticosa ma quando arrivo in cima il panorama è mozzafiato. Proseguo in un continuo alternarsi di salite e discese, con viste magnifiche, e passo tutta una serie di spiaggette, inclusa la famosa Tuerredda che fa parte ancora del Comune di Teulada. Subito dopo risalgo per l’ultima volta e mi butto in picchiata nella piana di Chia, ora territorio di Domus De Maria.

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Questo è un territorio che conosco abbastanza bene per via delle famose spiagge, Cala Cipolla, Su Giudeu, Campana. Costeggio gli stagni e mi fermo al mitico bar Mongittu per un caffè. Oggi starò proprio qui a Chia, ospite di un amico, ma mi aspettano un altro po’ di chilometri per arrivare al paese.

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Mi immetto nella strada in mezzo ai graniti rosa e ad alberi di fico che poi si riunisce alla statale, che percorro accanto a pareti scoscese da un lato e il corso di un fiume dall’altro (*). Entro in paese. All’ingresso noto subito una statua in metallo di una donna con due bambini. Poco più avanti una piazzetta con la statua di Maria che dà il nome al paese. È domenica e quasi ora di pranzo, in giro non c’è nessuno. Percorro qualche salita e faccio la foto all’edificio comunale. (**) Ripartito, noto un paio di case antiche, anche in ladiri, ma vista l’assenza di contatti decido di ritornare verso Chia, rifacendo la stessa strada dell’andata.

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Arrivo alla spiaggia di Sa Colonia. In una delle case sulla spiaggia mi attendono gli amici Giuseppe e Marcello con i quali passerò tutto il pomeriggio e la sera. Siamo a due passi dal sito dove presumibilmente sorgeva la città fenicia di Bithia. E sulla sinistra della spiaggia spicca il promontorio con una torre spagnola, la torre di Chia. È proprio qui che si trovano le rocce più vecchie della Sardegna e d’Italia, del periodo pre-Cambriano.

Mi godo la vista del mare di fronte, la spiaggia deserta, sabbia di un bel colore giallastro. Accendiamo il fuoco in salotto e passiamo la serata in totale relax. Cala la notte, gli amici ripartono e rimango solo. Il tempo è peggiorato. Scoppia un temporale. Piove a dirotto. Apro la porta-finestra per godermi il rumore della pioggia. E riesco a scrivere qualcosa al pianoforte elettrico. Dormo sul divano, col fuoco che pian piano si spegne, insieme alla mia mente.

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

(*) Mi si affianca una macchina e mi suona il clacson. Guardo bene e faccio fatica a riconoscere la persona all’interno. Se non mi avesse mandato un messaggio prima per dirmi che era a Chia e che gli avrebbe fatto piacere rivedermi, non mi sarei mai aspettato di incontrarlo. Trattasi di Alberto, un collega geologo che non vedevo da circa vent’anni. Con Alberto abbiamo preparato un esame insieme, Geologia Storica, e siamo stati molte volte in escursione, a cercare di riconoscere fossili, rocce e strati.

(**) Alberto mi segue in macchina e ci fermiamo a prendere un caffè al bar della piazzetta centrale. Tra una chiacchera e l’altra viene fuori che Alberto abita a Sestu, dove sarò a breve, e si offre subito di darmi ospitalità. Ecco come un incontro fortuito si trasforma in un aiuto concreto per il mio progetto!