92/377: Decimoputzu
ISPIRAZIONE
Finalmente sembra che il tempo stia cambiando. Oggi una bellissima giornata, mi metto in viaggio sulla strada prevalentemente in pianura. I campi sono pregni di acqua, passo molte serre e costeggio delle colline, sulle quali mi sembra di intravedere resti di muri, archeologia o roba recente? Lo scoprirò dopo.
Arrivo in Comune e il Sindaco Alessandro mi accoglie cordialmente e mi mette subito nella mani di Attilio, il tipico cittadino che ‘sa tutto’ della storia e soprattutto delle ‘storie’ del paese! La prima cosa che Attilio mi fa notare appena iniziamo il giro in paese sono i mattoni in ladiri. Non il solito sguardo, come ho già fatto innumerevoli volte, ma uno sguardo approfondito. Mi mostra da vicino ogni singolo componente, che racconta la storia di questi luoghi: frammenti di ossidiana (non di questa zona dunque certamente prodotto di scambio tra antiche popolazioni), pezzetti di metalli di fusione (resti di attività di produzione delle antiche popolazioni), frammenti di ceramiche (più e meno recenti), conchiglie (segno di antica presenza del mare).
Attilio mi fa entrare in diversi cortili privati per mostrarmi ritrovamenti di pietre coi segni del passato, vecchi attrezzi dei mestieri, resti di macine, nonché delle grosse pietre, che potrebbero sembrare dei mini menhir. Nella passeggiata incontriamo diversi murales, alcuni tradizionali, altri più contemporanei, come quello che raffigura le spade ritrovate proprio qui nella cosiddetta ‘tomba dei guerrieri’, dove ora sorge un centro sportivo. Lo sbancamento dei lavori mette a nudo un terreno che con le piogge tira fuori ancora resti di ceramiche. Le spade si trovano ora al Museo Archeologico di Cagliari (come moltissimi ritrovamenti dei di siti archeologici che ho già visitato).
Ritornati al Comune, rincontro Alessandro e insieme a Francesca, assessore geologa, andiamo alle scuole primarie, dove ci aspettano dapprima per pranzo (primo pasto in mensa del viaggio!) e poi per raccontare il progetto ai bambini. Alla fine dell’incontro viene chiesto ai bambini di produrre dei disegni sulla mia avventura (che Alessandro mi manderà qualche giorno dopo…bellissimi!!).
Nel pomeriggio visitiamo un menhir isolato in un campo, ancora in piedi, e poi, insieme ad Attilio, ci dirigiamo al sito di Fanaris, che scopro essere sulla collina che osservavo stamattina sulla strada…dunque il mio istinto era giusto…quelle pietre erano resti archeologici (sto facendo l’occhio alle forme geografiche, alle pietre, alla storia…prossima laurea archeologia?). Dopo aver attraversato campi fangosi, e esserci arrampicati tra le rocce e i fichi d’india, arriviamo sulla cima della collina. Attilio ci guida tra le pietre, percorso pericoloso, mi sento Indiana Jones. Arriviamo a delle imboccature, cima del nuraghe, incastonato nella roccia. Da qui la vista sulla piana del Cixerri, sul Campidano e su Cagliari è mozzafiato. Verso oriente le montagne del Sarrabus, dove a breve mi dirigierò.
Ritornati alla macchina, concludiamo il giro visitando prima la chiesa campestre di San Basilio, con un be parco tutt’intorno e i resti di un vecchio mulino ad acqua, Su Mobiu, e poi la chiesa di San Giorgio, dentro il paese. Per cena sono invitato a casa del Sindaco Alessandro, dove passo una piacevole serata insieme alla moglie Carla e alle figlie Francesca, apprendista chitarrista che riesco a far suonare, accompagnandola all’ukulele, e Marianna, che crolla dal sonno poco dopo cena (e viene portata su per le scale di peso, ancora addormentata!). Poco dopo crollo anch’io di stanchezza al bnb di Mariella e Giulio.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Attilio è una guida fantastica. Durante la mattinata mi porta anche in Via Su Nurasci (del nuraghe), così chiamata poiché sotto le attuali abitazioni si ritrovano i resti di almeno un nuraghe, ma Attilio giura che ce n’erano di più. E mi accenna alla teoria dello ’tsunami’ che avrebbe sommerso la maggior parte dei nuraghi. Lui ci crede, e durante tutta la giornata mi fa notare dettagli, segni, pietre, che potrebbero confermare questa ipotesi. ‘Vedi queste conchiglie…un geologo dice che sono antichissime, come ci sono arrivate qui?’ Sono costretto a dirgli di essere geologo, giusto per evitargli di parlare di ‘fanta-geologia’. Da quel momento ogni sua affermazione è preceduta da ‘questo è solo un mio parere!’ Poi al sito di Fanaris ci mostra il colore delle pietre, scure verso nord, chiarissime verso sud, come ‘lavate’ dice lui.
Attilio mi racconta di quando l’autore di questa teoria dello tzunami, Sergio Frau, ha visitato questi luoghi alla ricerca di prove, e se ne stava lì a osservare la morfologia dei terreni, le rocce, i resti archeologici. Frau viene spesso accusato di essere un ‘fanta-archeologo’. Il suo primo libro Le Colonne d’Ercole, teorizza la grande onda che distrusse Atlantide, localizzata in Sardegna. Nel secondo libro Omphalos pone la Sardegna al centro del mondo. Mi ritorna in mente la mostra Omphalos visitata nella mia giornata a Sorgono (tra l’altro centro geodetico della Sardegna). Io non ho letto i libri di Frau, dunque non potrei ne’ supportare ne’ smentire queste teorie. Magari utilizzando le mie conoscenze geologiche potrei farmi una chiara idea. Reputo però interessante che qualcuno si sia dedicato con così tanto ardore a questo studio, trovando molti sostenitori e seguaci. Nel frattempo l’unica cosa di cui son certo oggi è che i nuraghi di Via Su Nurasci sono stati sì sepolti…ma dal cemento!