
12/377: Fonni
ISPIRAZIONE

Oggi sto meglio. Parto da Lodine lentamente, in discesa per un po’, con Fonni sempre di fronte, per poi proseguire in salita verso il paese più alto della Sardegna a circa 1000 metri, con questa volta la vista di Lodine dall’altra parte della vallata.
Mi fermo due volte, bevo molto, vado lento. Mi superano macchine, camion e trattori. Sembra esserci movimento su questa strada.

Mattinata con il Sindaco Daniela. Mi porta in giro, a vedere i bei murales, raffiguranti personaggi del paese. Una donna anziana che spazza fuori dall’uscio della porta, che disse ‘perchè mai mi avete rappresentato con la scopa in mano? meglio se cucivo!’. I ‘signori del muretto’. E i signori tornati dalla Prima Guerra Mondiale, tutti in costume tradizionale.

Poi il Museo della Cultura Pastorale, dove scopro la cultura della transumanza, i pastori fonnesi che si spingono fino alla Nurra, e al campidano (ma mai più giù della linea di Siliqua che i pascoli non sono più buoni!). E poi a sorpresa visita alle scuole elementari, dove 150 bambini si ammassano chiassosi nell’atrio ad ascoltare la mia storia, ma soprattutto a fare domande fantastiche e fantasiose.

Non c’è molta gente in giro. ‘Tutti a lavoro’ mi dice il Sindaco. Fonni è un paese con molte attività e poca disoccupazione. E Daniela vuole portarlo ancora più su, incrementando le attività culturali. Bene, mi piace questo sindaco.

Serata dedicata alla composizione e registrazione con l’ukulele, e al mio lavoro quotidiano sul blog, in un bellissimo bed&breakfast nel centro storico, offertomi da Michela, conosciuta a pranzo a casa della mamma a Sarule: le storie e personaggi di questo viaggio iniziano a incrociarsi, a ritornare, si tessono trame con il filo che è il mio percorso in bicicletta.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE

Mario, imprenditore, sposato di Michela del b&b, ci tiene che vada a vedere la sua azienda, che produce i tipici biscotti savoiardi di Fonni.
Mi racconta come tutto nacque in casa, con la ricetta di sua mamma, ancora oggi seguita alla lettera, ma dai macchinari.
È la prima volta che vedo una catena di montaggio che produce un prodotto locale totalmente genuino senza additivi o processi chimici aggiuntivi.
Le uova vengono sbattute dal robot, con l’aggiunta di zucchero, infornate in un forno a tre stadi di cottura, e quello che esce fuori sono file ipnotiche di biscotti savoiardi pronti ad essere mangiati (Mario me ne fa prendere una dalla fila!).
I biscotti vengono presi a quattro a quattro da bracci meccanici, impilati, impacchettati e inscatolati, con una precisione da far paura.
Mario mi spiega che hanno dovuto lavorare molto per arrivare a tale precisione e che tuttora vengono fatti affinamenti costanti. Il personale controlla che tutto vada per il meglio e, in caso di intoppi nella catena, sono pronti a intervenire.
L’azienda è cresciuta negli anni, e ora Pietro, figlio di Mario, si accinge a traghettarla alla terza generazione.
Pietro è affascinato dal mio progetto, mi dice che l’indomani andrà a Oliena per un convegno. ‘Vieni con me, è pieno di finanziatori stranieri a cui potrebbe interessare il tuo progetto!’. ‘Purtroppo domani mi aspettano a Desulo, sarà per un’altra volta’.
E li lascio al loro nobile lavoro, mentre io penso ai chilometri che mi aspettano, alla gente nuova che incontrerò a alle musiche che dovrò scrivere.